lunedì 30 luglio 2007

Coca, Sesso e Udc


Casini respinga le dimissioni di Cosimo Mele. Il primo deputato che si è dimesso per essere andato a puttane è un eroe. Invece di rubare, estorcere, mentire, corrompere ha soltanto ceduto ai piaceri della carne. Guardatelo in faccia.

Uno così aveva bisogno assoluto di scopare. Due squillo e un po’ di coca all’hotel Flora sono il minimo sindacale. Mele va tutelato. Ha difeso in passato “la nostra identità cristiana” e ha chiesto che fossero messi alla berlina i deputati cocainomani. Ha voluto sperimentare, vedere, toccare di persona. Lui c’entra, ci è entrato.

Chi è senza puttana scagli la
prima pietra. Cosimo, 50 anni, lo ha ammesso: “E’ stata un’avventuretta di una sera”. Casini che vuole un test sui parlamentari per la droga avverta prima i suoi per non creare inutili imbarazzi. Se la casa di tolleranza delle libertà è per il family day, questo episodio ne rafforza i principi. Il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, ha infatti commentato: "La vita del parlamentare è dura se fatta seriamente, ricca di impegni fuori casa, con tanti giorni da solo a Roma...".

Umana comprensione, ed è giusto così. I familiari dei nostri dipendenti dovrebbero raggiungerli a Roma.
Ricongiungersi, anche carnalmente a spese del contribuente. E tra una seduta parlamentare e l’altra andrebbe facilitata la scopata in famiglia. Con delle stanze attrezzate per l’occasione con una gigantografia dello psiconano e le cinque badanti sulle ginocchia.

Sig. Parlamentari preparatevi per l'8 settembre arriva il V-day!!

testo tratto da BeppeGrillo.it

sabato 14 luglio 2007

Taz se ne va in vacanza...


Signori il Capo Redazione, Taz, se ne va in vacanza!! Mi aspetta una bella sfacchinata in bici in Corsica. Ci si rivede al 27 luglio o giù di li...
Lascio quindi la gestione del Blog ai miei colleghi.
Spero di tornare e trovare un sacco di articoli e di commenti!!
Un saluto a tutti
Taz!!

martedì 10 luglio 2007

Infibulazione, una pratica ancora in atto!!


In molti paesi la donna è considerata una creatura inferiore all’uomo, poco importa alla società che nel vicino occidente l’emancipazione femminile ha raggiunto livelli che hanno permesso alla donna di considerarsi alla pari con l’uomo.
Tra le pratiche di schiavizzazione e sottomissione della donna, una delle più te
rrificanti, ma purtroppo ancora esistente al mondo, è quella dell’infibulazione.


Questo rito barbarico nega il principio stesso che è alla base dell’essere donna.

La femminilità e la procreazione.

I paesi a maggior numero di donne che hanno subito mutilazioni genitali sono la Somalia e il Sudan del Nord con una percentuale del 98% seguiti con una percentuale del 90% dalla Sierra Leone e dal Gibuti e con una percentuale del 60% dal Gambia e dalla Liberia.

L’aspetto più raccapricciante di questa pratica è accorgersi di come col tempo si sia radicata a tal punto da diventare non solo una violenza fisica ma psicologica, in quanto considerata dalle stesse donne necessaria per vivere ed essere accettate in società.
Tante bambine in Africa vedendo le loro sorelle maggiori già sposate e già diventate donne senza la loro parte di “peccato” decidono in preda alla disperazione per la loro diversità di operarsi da sole. Molte odiano quella loro parte così tabù tanto da reciderla da sole con mezzi di fortuna.

Il termine infibulazione deriva dal latino “fibula”,una spilla utilizzata per a
gganciare la toga romana. La fibula era usata per prevenire i rapporti sessuali tra gli schiavi, fissata tra le grandi labbra delle donne e il prepuzio degli uomini. In questo modo era assicurata la fedeltà delle schiave ai loro padroni.

L’infibulazione è la pratica più atroce di mutilazione genitale, comporta l’asportazione del clitoride, delle piccole labbra e delle grandi labbra; questa pratica non è la sola, infatti esisto diversi tipi di mutilazioni genitali, ma per informazione più dettagliata, rimandiamo al sito Wikipedia.
La “Cerimonia” è fatta da sole donne e il taglio dei genitali è compiuto da una donna anziana, di solito unica nel villaggio, spesso una levatrice o un’esperta del mondo dell’occulto. Di solito queste “esperte” chiedono per le loro mutilazioni molti soldi, e le famiglie povere sono costrette a indebitarsi, perché per loro avere una figlia con i genitali integri è una condanna all’esilio dalla società. La bambina è tenuta con le gambe divaricate e immobile da altre donne tra cui la stessa madre. Il taglio è fatto senza nessuna precauzione anestetica o disinfettante,l’incisione è compiuta con una lama di un coltello, un paio di forbici, un pezzo di vetro affilato, o una scheggia di metallo. Le gravi ferite sono suturate a seconda della tradizione con fili di seta o spine di acacia.
Per cicatrizzare le ferite si usano delle sostanze naturali come il tuorlo d’uovo, succo di limone, miscugli di erbe o delle ceneri che provocano delle infezioni anche mortali.Finita l’incisione e la cucitura i genitali appaiono come quelli delle bambole di plastica
. Inesistenti.


Le gambe vengono legate e immobilizzate per alcune settimane per permettere alla ferita di guarire. La cosa più atroce per le “neo donne” è fare pipì. Il bruciore dell’urina sulla ferita è terrificante. Se la povera creatura sopravvive alle infezioni e al dissanguamento è considerata “sessualmente pura”. In questo modo la ragazzina non avrà desiderio sessuale e sarà scucita soltanto una volta sposata e il dolore invece del piacere della sua notte di nozze le ricorderà per l’ennesima volta che prezzo sta pagando per essere donna.

Con la colonizzazione europea e l’arrivo della civiltà in alcuni paesi come l’Eritrea e l’Egitto la pratica dell’infibulazione è stata bandita e sono nati i primi movimenti per sostenere i diritti delle donne, ma in altri paesi questa tradizione è invece aumentata proprio perché i nativi hanno voluto imporre le loro leggi e i loro rituali per distinguersi dagli invasori stranieri facendo, di questa sanguinosa operazione, la loro bandiera nazionale.

Con l’immigrazione molti si sono portati dietro questa tradizione. Infatti in Europa ci sono molte donne africane che vorrebbero continuare a praticarla pur vivendo in un paese dove è vietata.
L'Italia è ormai il primo paese in Europa per il più alto numero di donne infibulate. Tra le 20 e le 30 mila donne immigrate hanno subito una mutilazione genitale e circa 5 mila bambine rischiano la stessa sorte. Per la prima volta dei medici italiani stanno per pubblicare uno studio scientifico sulla loro esperienza con le donne mutilate


In Africa gli stessi uomini di potere stanno attuando delle campagne anti-infibulazione dichiarando che loro non hanno permesso che le loro figlie venissero sottoposte a tale rito barbarico, sperando fare esempio al popolo e di eliminare piano piano questa terribile tradizione sanguinaria.

Una buona notizia arriva dall’Eritrea per la lotta contro l’infibulazione. Il Governo di Asmar il 31 marzo 2007 ha, infatti, dichiarato illegale questa pratica, stabilendo dure pene per chi costringe una donna o, peggio, una bambina a sottoporsi alla circoncisione.
“Un grave rischio per la salute delle donne – scrive il Governo eritreo in u
n comunicato – che, oltre a metterne in pericolo la vita, causa loro considerevole dolore e sofferenza”
La strada per la liberazione da questa pratica è ancora lunga soprattutto perché le stesse ragazze decidono di loro spontanea volontà di essere sottoposte alla mutilazione.
La campagna di informazione comunque non è mai troppa e ci auguriamo che quelle percentuali così crudelmente alte si abbassino a favore di una donna libera di essere donna.

testo tratto da Torremaura.it

domenica 8 luglio 2007

William Kamkawamba, un giovane genio di 19 anni!!


Aprendo il sito internet di Repubblica, mio padre mi ha fatto notare una bellissima notizia su di un giovane ragazzo africano, del Malawi.
Leggendo di questo ragazzo che, mi si è illuminata la giornata. Ho deciso di riportare la notizia qui sotto.

William Kamkawamba, un giovane di 19 anni di Kasungu, ha costruito un generatore di energia per la sua comunità utilizzando materiali di fortuna. Il sistema funziona con l'energia del vento - e a breve del sole - e garantisce approvvigionamento elettrico per ora ad alcune costruzioni ed in futuro all'intero villaggio.

Installando la bicicletta di suo padre sulla cima del traliccio e agganciando a questa delle pale di plastica, l'apparecchio di Kamkawamba produce elettricità che viene poi convogliata alle abitazioni. Le future modifiche prevedono l'installazione di pannelli termici sulle pale e sul traliccio, per catturare anche l'energia solare.

Il blog di Kamkawamba è raggiungibile a questo indirizzo e c'è la possibilità di contribuire alla sua formazione scientifica.

di Tiziano Toniutti.

Questa piccola notizia vuole solo ricordare di non dare sempre per scontato il mondo che ci circonda. Possiamo accendere il forno e scaldare tutto in pochi minuti, avere un frigorifero sempre ben fornito, accedere ad internet in 2 minuti. Non mai ci sfiora l'idea che esistono milioni di persone che anche solo per accendere una lampadina devono faticare giorni interi, come William .

Quindi tutto il nostro orgoglio, il nostro essere fieri di quello che siamo, uomini pieni di "problemi": la macchina nuova, il vicino rompiballe, le miriadi di cose frivole ed inutili che continuiamo a comprare, devono essere messo da parte.
Non si deve più sprecare, consumare senza pensare alla conseguenze, inquinare, distruggere il mondo.
Ma credo anche che, il semplice fatto di essere consapevole queste cose non basti più...

Non basta mandare un sms ad associazioni umanitarie, quando il ricavato resta quasi interamente al gestore telefonico (basti vedere cose è successo per la tragedia dello Tsunami). Bisogna attivarsi concretamente e sinceramente, fare volontariato o cercare di sensibilizzare il prossimo.
Perchè se siamo su questa palla di terra ci sarà il suo bel motivo o no!!


venerdì 6 luglio 2007

Enzo Baldoni, il mio funerale!!!

Vorrei dedicare poche righe per non dimenticarci di un grande giornalista scomparso da pochi anni, Enzo Baldoni.

Come forse sarebbe lecito ed usale potrei parlarvi di lui raccontadovi la sua vita, le sue opere (articoli bellissimi), tutto quello che ha fatto con la Croce Rossa Italiana e l'incredibile quantità di post che metteva sul suo Blog Bloghdad.

Oppure parlavi di quanto sia indignato, del fatto che non sia stato fatto praticamente nulla per salvarlo dal gruppo terrorista che lo aveva catturato, oppure del fatto che tutt'ora la salma di Enzo non sia ancora stata ritrovata e ricondotta ai suoi famigliari...

Sono tante, tantissime le cose che potrei dirvi, ma non è così che lo voglio omaggiare di questo articolo. E' sempre stata una persona che metteva l'ironia di fronte a tutto, era in grado di far passare concetti crudi in forma lieve e quasi dissacrante (prima di partire per Baghdad, scrisse sul blog: " Ci sarà figa a Baghdad??").

Quindi è così che lo voglio ricordare: allegro, felice, che magari ci prende un po 'per il culo... E credo che non ci sia miglior presa per il culo di Enzo, per noi e per se stesso se non postando il suo articolo "Il Mio funerale"!!
Poco prima di essere rapito mandò un e-mail alla redazione di Diario, un "epitaffio" con le direttive su come avrebbe dovuto svolgersi il suo funerale. Forse si era reso conto di essere venuto a conoscenza di troppi fatti scomodi o forse era la sua incredibile voglia di scherzare.

Il mio Funerale

Il 24 maggio 2003, Enzo Baldoni mandava un email al suo newsgroup. Parlava di come avrebbe voluto essere salutato nel caso - improbabile, visto che si sentiva "sicuramente immortale" - di un "errore del Creatore".

Stamattina sono stato a un funerale. La cerimonia è andata via liscia e incolore finché alla fine il prete ha detto: "Ora il figlio vuole dire qualche parola".

Il figlio, in dieci minuti, ha tratteggiato un ritratto vivo, affettuoso e vivace del padre. Un ritratto senza sbavature né esagerazioni né cedimenti al sentimentalismo. Ma quei dieci minuti hanno avuto più calore, colore e spessore di tutto il resto della cerimonia. Il papà era ancora lì tra noi, vivo, e questo sarà il ricordo che ne manterremo.

Ordunque, trascurando il fatto che io sono certamente immortale, se per qualche errore del Creatore prima o poi divesse succedere anche a me di morire - evento verso cui serbo la più tranquilla e sorridente delle disposizioni - ecco le mie istruzioni per l'uso.

La mia bara posata a terra, in un ambiente possibilmente laico, ma va bene anche una chiesa, chi se ne frega. Potrebbe anche essere la Casa delle Balene, se ci sarà già o ci sarà ancora. L'ora? Tardo pomeriggio, verso l'ora dell'aperitivo.

Se non sarà stato possibile recuperare il cadavere perché magari sono sparito in mare (non è una cattiva morte, ci sono stato vicino: ti prende una gran serenità) in uno dei miei viaggi, andrà bene la sedia dove lavoro col mio ritratto sopra.


Verrà data comunicazione, naturalmente per posta elettronica, alla lista EnzoB e a tutte le altre mailing list che avrò all'epoca. Si farà anche un annuncio sui miei blog e su qualsiasi altra diavoleria elettronica verrà inventata nei prossimi cent'anni.

Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati.

Vorrei che, per non più di trenta minuti complessivi, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e miei amici più stretti tracciassero un breve ritratto del caro estinto, coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che *assolutamente* non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po' più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati.

Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato.

Poi una tenda si scosterà e apparirà un buffet con vino, panini e paninetti, tartine, dolci, pasta al forno, risotti, birra, salsicce e tutto quel che volete. Vorrei l'orchestra degli UNZA, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini e sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare. Voglio che ognuno versi una goccia di vino sulla bara, checcazzo, mica tutto a voi, in fondo sono io che pago, datene un po' anche a me.

Voglio che si rida - avete notato? Ai funerali si finisce sempre per ridere: è naturale, la vita prende il sopravvento sulla morte - . E si fumi tranquillamente tutto ciò che si vuole. Non mi dispiacerebbe se nascessero nuovi amori. Una sveltina su un soppalco defilato non la considerei un'offesa alla morte, bensì un'offerta alla vita.

Verso le otto o le nove, senza tante cerimonie, la mia bara venga portata via in punta di piedi e avviata al crematorio, mentre la musica e la festa continueranno fino a notte inoltrata.

Le mie ceneri in mare, direi. Ma fate voi, cazzo mi frega.

lunedì 2 luglio 2007

No alla Vivisezione!!!!!!


Oggi voglio portare alla luce un argomento che come gli altri articoli del blog, trattano di fatti "che non fanno notizia" o per meglio dire non vengono tratti perchè scomodi alle Lobby del Potere, le lobby dei cosmetici, farmaci, detersivi, prodotti per l'igene...
Il tema di oggi è
la Vivisezione!!
La parola "vivisezione" letteralmente, significa "sezionare da vivo", ma questo non avviene certo in tutti gli esperimenti compiuti sugli animali. Percio', chi esegue que sti esperimenti preferisce usare il termine, piu' blando, di "sperimentazione animale"; ma qualsiasi termine si usi, gli esperimenti sugli animali sono sempre cruenti, la sofferenza e la violenza sono sempre presenti.

Da un punto di vista etico non puo' esserci alcuna giustificazione a questo massacro legalizzato. Chi sostiene la vivisezione, per porrein difficolta' l'avversario, che accusa di "sentimentalismo" nei confronti degli animali, non trova di meglio che far leva, lui stesso, sul sentimentalismo e sulle emozioni, ma di verso opposto, quelle dettate dall'egoismo, dal "morte tua, vita mia".

Chiedono dunque: "Ma preferite salvare un topo o un bambino?" Ma e' qui che sbagliano: perche' noi vogliamo salvare sia il topo che il bambino, perche' non bisogna mai mettersi nelle condizioni di dover scegliere tra due mali.

Al di la' delle considerazioni scientifiche, secondo cui con la vivisezione non si salva ne' l'uno ne' l'altro, occorre capire che una scienza che faccia sua la massima "il fine giustifica i mezzi" e' una scienza malata, che potra' cosi' giustificare qualsiasi atrocita', sia sugli animali non umani che sull'uomo, pur di trovare un fine abbastanza elevato per il quale abbassarsi a mezzi meschini.

Cito una frase, molto nota e molto vera, di un filosofo, Jeremy Bentham. Egli disse:

Il problema non e' "possono ragionare?", ne' "possono parlare?", ma "possono soffrire?"

Perche', possiamo aggiungere, se anche un essere umano fosse sottoposto a quelle torture, non e' certo il suo saper parlare o il suo saper risolvere equazioni differenziali, ne' il suo quoziente di intelligenza a farlo soffrire di piu', o di meno.

Einstein o un malato mentale soffrirebbero allo stesso modo!! E allo stesso modo soffrono gli animali, chi e' colpevole di queste sofferenze commette un orrendo crimine, in qualsiasi modo voglia giustificarsi, davanti agli altri o di fronte alla sua coscienza, sia che lo faccia credendo di "far del bene all'umanita'" sia che lo faccia (come molto spesso avviene) solo per motivi di carriera e di prestigio.

Le immagini presenti in questo articolo sono alcune che fanno parte della Mostra fotografica sulla Vivisezione, sono immagini forti con lo scopo di impressionare lo spettatore, sono immagini scongliate ad un pubblico troppo impressionabile e ai bambini!!

Testo tratto da ecn.org