venerdì 5 dicembre 2008

Metti un regalo equo - solidale quest'anno sotto l'albero

Tra Macondo, la città immaginaria creata dalla penna di Gabriel Garcia Marquez, e Garabombo (l'invisibile), l'eroe dello scrittore peruviano Manuel Scorza, il commercio equo e solidale si prepara al Natale in piazza. Ctm altromercato invita anche quest’anno al tradizionale appuntamento con i mercatini natalizi, presenti a Milano, Genova, Torino, Firenze e in altre città italiane fino a gennaio.
A Milano, il “Banco di Garabombo” è arrivato alla dodicesima edizione. Organizzato dai nostri soci della cooperativa Chico Mendes, da Radio Popolare e dalla cooperativa Librerie in Piazza, quest'anno sotto la tenda di piazza Pagano sarà dedicato spazio anche alla cooperazione sociale, alla produzione biologica eai prodotti da filiera corta e a “Km zero”.

L'elenco di tutti i mercatini è sul sito di Ctm altromercato:

http://www.altromercato.it/it/archivio_eventi/mercatini_natale_08



Ecco l'elenco delle principale città di Italia:

* MILANO - Banco di Garabombo
Dove: via Marco Pagano MI
Periodo: dal 15 novembre 2008 al 6 gennaio 2009
Organizzazione: Chico Mendes

* GENOVA - Macondo, fiera del commercio equosolidale
Dove: piazza Matteotti
Periodo: dall'1 novembre al 24 dicembre 2008
Organizzazione: La Bottega Solidale

* TORINO - l'Altromercato agli Antichi Chiostri
Dove: via Garibaldi - Antichi Chiostri
Periodo: dal 12 al 24 dicembre 2008
Organizzazione: Mondo Nuovo

* FIRENZE - mercatino piazza Annigoni
Dove: piazza Annigoni
Periodo: dal 6 al 24 dicembre 2008
Organizzazione: Il villaggio dei popoli

* FIRENZE - mercatino piazza Isolotto
Dove: piazza Isolotto
Periodo: dal 12 al 24 dicembre 2008
Organizzazione: Il villaggio dei popoli

* SCANDICCI (FI) - mercatino di Natale
Dove: piazza Matteotti
Periodo: dal 6 al 24 dicembre 2008
Organizzazione: Il villaggio dei popoli

* PARMA - mercatino di Natale
Dove: piazzale della Steccata
Periodo: dal 29 novembre al 24 dicembre 2008
Organizzazione: Mappamondo

* ALESSANDRIA - mostra mercato di Natale
Dove: corso Roma 52
Periodo: dal 15 novembre al 27 dicembre 2008
Organizzazione: Equazione

* AREZZO - mercatino di Natale
Periodo: dall'1 al 24 dicembre 2008
Organizzazione: Wipala

* CASALECCHIO DI RENO (BO) - mercatino di Natale
Dove: piazzetta Caduti, angolo Via Marconi
Periodo: dal 3 al 24 dicembre 2008
Organizzazione: ExAequo

* PESCARA - mercatino di Natale
Dove: piazza Sacro Cuore
Periodo: dal 3 al 24 dicembre 2008
Organizzazione: Il Mandorlo

* RIMINI - mercatino Equamente
Dove: Palazzo del Podestà - piazza Cavour
Periodo: dall'1 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009
Organizzazione: Pachamama

* SAN PAOLO D'ARGON (BG) - mercatino di Natale
Dove: via Marconi 10
Periodo: dal 7 al 24 dicembre 2008

Tratto da Altraeconomia.it

giovedì 4 dicembre 2008

Elio e le Storie Tese sempre più grandi!!

Ieri sera stavo cenando con i miei genitori rd ascoltando il Tg3, l'annunciatrice stava dicendo che l'Ambrogino d'Oro non sarebbe stato assegnato neanche quest'annoad Enzo Biagi, a causa di un ritiro della canditura da parte di Milano e Buccinasco.

Mio padre è saltato in piedi ed ha cominciato a scagliarsi contro questa giunta e ha detto :
"Cazzo di vorrebbe qualcuno con le palle che è stato nominato quest'anno e che al momento della premiazione dicesse 'Grazie ma dedico questo premio ad Enzo Biagi' e sceso dal palco lo desse alla figlia di Biagi. Ci vorrevve qualcuno con le palle, che gli dimostra come ci si comporta di fronte ad un grande giornalista, anzi uno dei più grandi mai avuti in Italia!!"

Cosa posso dire le sue preghiere sono state esaudite... Cinque grandi musicisti ( Mangoni non si può definire tale...) milanesi hanno reso omaggio nel modo migliore che potevano a Biagi ed ad un altro grande giornalista contemporaneo Saviano.



Vorrei quindi ringraziare Elio, Faso, Cesareo, Rocco Tanica, Meyer e Mangoni!!
Grazie di farmi sentire, almeno voi, orgoglioso di essere Milanese.

sabato 29 novembre 2008

Sapete cose il il Cohousing??

Sapete cos’è il Co-Housing? E’ un villaggio di abitazioni che decidono di condividere uno stile di vita comune, con lo scopo di creare una società ideale, in cui tutti vivono felici ed in ottimi rapporti con il proprio vicinato!

Chi non ha mai desiderato di vivere accanto al vicino perfetto e di poter lasciare i propri bimbi liberi di scorazzare in giro senza alcuna preoccupazione? Con il Co-housing avete trovato la soluzione ideale per vivere in modo sostenibile e divertente!

Nato in Danimarca, in un quartiere della periferia di Copenhaghen, dove nel ‘72 ventisette famiglie decisero di condividere insieme un vecchio stabile, oggi l’esperienza di Co-Housing conta centinaia di esperienze che consentono a migliaia di persone di vivere una vita meno individualistica e più sociale, meno consumistica e più creativa, meno costosa e più adatta alla serenità dei bambini, dei genitori, ed anche delle persone anziane o dei portatori di handicap. Necessità che emergono sempre di più ai nostri giorni, in cui non rivolgiamo la parola neanche al nostro vicino di casa!

Ma il Co-housing è davvero la soluzione perfetta? Vediamo un po’ quali sono i vantaggi...
1) Sicuramente risparmio di tempo e denaro da una parte, e arricchimento di socialità dall’altra. Un esempio su tutti le cene in comune, che non solo aumentano la socializzazione, ma allo stesso tempo riducono notevolmente il costo del pasto. (E anche di tempo, visto che, in alcuni co-housing, gli adulti cucinano soltanto 3 o 4 volte al mese grazie ai turni programmati!)
Secondo alcune valutazioni svolte in alcune città del Nord Europa, un’abitazione di 100 mq, realizzata secondo i principi della bioedilizia e collocata in aree urbane non particolarmente esclusive, viene a costare in media circa 120mila euro. Prezzo comprensivo anche degli spazi comuni e di una rete sociale che non ha valore! Alla riduzione del costo dell’abitazione, va poi aggiunto il risparmio derivante dalla contrazione delle spese quotidiane relative al consumo di beni e servizi, come per esempio la condivisione degli attrezzi per fare giardinaggio, i costi per la manutenzione e le pulizie, quelli per la gestione della cucina, e in alcuni casi anche i costi delle vacanze, organizzando per esempio scambi di vetture.
2) Un’altra ricchezza legata al vivere insieme del Co-housing è lo stimolo a praticare attività insieme ai vicini, dal trekking all’imparare una nuova lingua o uno strumento, tutte cose che molto probabilmente non si sarebbero mai fatte abitando in un anonimo condomino, dove nessuno conosce il proprio vicino.
3) Altro punto di forza è l’educazione dei bambini: grazie alla maggiore ricchezza di relazioni sociali, i bambini sono più stimolati a sviluppare la propria creatività in collaborazione con gli altri, aumentano la loro autostima e la capacità di comunicazione con gli adulti.
4) Anche adulti si giovano della maggiore socialità. Le frequenti riunioni, necessarie per gestire gli spazi comuni e le varie tematiche, sono tutte occasioni per imparare a riflettere e a confrontarsi con gli altri e in definitiva per conoscersi meglio.

Indubbiamente tanti vantaggi... ma diamo un’occhiata anche agli svantaggi: il Co-housing ci mette di fronte alla necessità di confrontarsi con le esigenze e i bisogni di altri e soprattutto imparare a prendere decisioni in gruppo.
Le statistiche dicono che solo il 10% delle famiglie supera la fase decisionale iniziale, e di esse solo un numero ancora inferiore finirà per vivere nel Co-housing!
Beh, che dire, il numero non ci stupisce, in effetti siamo spesso anche noi i vicini che non salutano o che si lamentano sempre alle riunioni di condominio.
L’unica vera regola è che, per funzionare, il Co-Housing deve essere ideato da chi decide poi di viverci. I residenti devono organizzare e progettare loro stessi lo spazio fin dall’inizio. Poi c’è il “rodaggio”, un periodo fondamentale, in cui si determina l’identità del gruppo. Durante la fase preliminare, i futuri cohousers si conoscono, imparano a confrontarsi, a riconoscere i punti deboli e quelli di forza di ognuno e soprattutto impareranno a prendere le decisione secondo il metodo del consenso. Lo scopo è quello di imparare a gestire i problemi e i conflitti inevitabili in ogni gruppo.

Il Co-Housing è anche in Italia!
A Milano, l’agenzia per l’innovazione sociale Innosense e il dipartimento Indaco della Facoltà di Industrial Design del Politecnico hanno lanciato il sito cohousing.it , per verificare la possibilità di realizzare nel capoluogo lombardo esperienze di condomini dotati di strutture comuni (l’appartamento degli ospiti, il giardino, la palestra, la lavanderia, e la cucina per le cene in compagnia). E quando le cose sono buone, si diffonde subito la notizia, ed è così che nasce Cohabitando . Provare per credere!

Giulia Bruno

lunedì 24 novembre 2008

Volontariato Internazionale - Terre e Libertà

Vorrei parlarvi meglio della vacanza che ho deciso di intraprendere questa estate. E' stata un'esperienza molto intensa ed impegnativa, mi ha permesso di condividere molte emozioni con persone che solo 20 giorni prima erano perfetti estranei...
Ritengo però troppo limitativo parlarvene in 20 righe in un post, quindi ho deciso di farne una sorta di romanzo di appendice, parlarne poco per volta senza tralasciare nulla.

Partiamo dall'associazione con cui sono partito e del progetto a cui ho deciso di prendere parte.

Terre e Libertà è un Organizzazio Non Gorvernativa (ONG) che fa capo ad IPSIA,
Istituto Pace Sviluppo Innovazione ACLI, nata nel 1984 elle ACLI ed è attualmente composta da 17 sedi locali in Italia e 3 sedi locali all’estero (Kosovo, Brasile e Argentina).
Dal 2005 IPSIA ha scelto di identificarsi come Associazione di promozione di Cooperazione Comunitaria allo Sviluppo per sottolineare l’identità associativa, per porre l’accento sulla promozione di relazioni, di co-operazione e di cambiamento e non sulla semplice realizzazione di progetti e per collocarsi all’interno del panorama della società civile italiana e internazionale.

Cosa "fa" il volontario insieme a Terre e Libertà

“Ognuno crede che il mondo sia come quello che vede affacciandosi dal proprio balcone” dice un proverbio bosniaco.Per questo IPSIA promuove occasioni di volontariato internazionale come occasioni per “affacciarsi ad altri balconi” e quindi come occasione privilegiata e intensiva di educazione alle relazioni giuste.
Rientrano in questo ambito i settori di turismo responsabile, viaggi di conoscenza, campi di lavoro e di animazione, stage, servizio civile internazionale. Per questo per IPSIA la proposta di Terre e Libertà è fortemente legata ai progetti di cooperazione che IPSIA sostiene in loco ed ha tra i suoi obiettivi la conoscenza del contesto locale la costruzione di relazione con i partner locali e con gli attori direttamente coinvolti. Terre e Libertà nello specifico è una proposta di volontariato internazionale che ha alla base l’idea di un’esperienza di vita comunitaria e di azione volontaria che unisce persone di diversa provenienza, estrazione, cultura e religione intorno ad una esperienza comune. Vuole essere una opportunità, attraverso l’animazione giovanile e la condivisione del lavoro, di formazione alla cittadinanza attiva e responsabile, all’interdipendenza e alla solidarietà. E’ adatta a tutti coloro che desiderano approfondire le tematiche del conflitto e/o dello sviluppo e della cooperazione e vivere una prima e breve esperienza in uno dei Paesi in cui IPSIA è presente. Si rivolge in modo particolare a giovani interessati a sperimentarsi, a cambiare, a conoscere realtà diverse e ad impegnarsi, con l’idea che la partecipazione di ognuno è in grado di incidere nel cambiare questo mondo in meglio. Il volontario è quindi parte attiva della cooperazione comunitaria diventando attore e soggetto in grado di stimolare ed animare la relazione tra due comunità locali: quella italiana di partenza e quella locale di attività estiva. E' per questo IPSIA propone a tutti i volontari rientrati dall’esperienza estiva di provare a trovare i modi e le occasioni per porsi come soggetti di iniziative di sensibilizzazione sui propri territori in Italia sui temi dei diritti, dello sviluppo equo e solidale, della pace e della promozione di una visione più ampia e approfondita dei territori dove si è svolta l’esperienza estiva.

Testo tratto da Terre e Libertà


domenica 23 novembre 2008

Zoes, il primo social network Equo e Solidale!!

Zoes, nelle intenzioni dei suoi creatori, dovrebbe diventare il social network di riferimento per persone, gruppi, associazioni, enti ed imprese che hanno a cuore l’economia solidale, l’ambiente e la sostenibilità. Detto più semplicemente, le persone che cercano sul loro territorio aziende biologiche, gruppi di acquisto, così come eventi, campagne, organizzazioni su ambiente ed altro, oltre ad esempi di buone pratiche potranno trovarli facilmente grazie a ZOES. E ci sarà pure una piattaforma di e-commerce, che permetterà di avvicinare produttori e consumatori.

I soggetti economici potranno partecipare al profetto ZOES solo se segnalati da altri membri e dalle organizzazioni di riferimento nei vari settori, ed in seguito presentare il proprio lavoro indicando elementi come la relazione con il loro territorio e l’impatto ambientale. Una volta inseriti, dovranno sostenere il giudizio degli utenti registrati al sito che hanno utilizzato i loro servizi e prodotti. Un sistema complesso che dovrebbe rappresentare una garanzia per ZOES ed i suoi finanziatori: la Fondazione culturale responsabilità etica e Fondazione sistema toscana.

Tratto da Ecoblog.it

Ecco ritornato a parlare del tema che preferisco, il commercio equo e solidale, che ve ne pare questa iniziativa?? Prenderà piede??

Ebay si lancia nel mercato equo solidale... e lo rende globale!

Ebay lancia un sito d’aste di soli prodotti equo solidali, e c’è già chi parla di importante svolta per questo tipo di commercio. Che piace, ma fatica a farsi strada sul mercato globale. Vediamo come e perché le cose potrebbero cambiare.

Ebay, il più grande sito di aste online al mondo, si lancia nel mercato dell’equo solidale. La notizia, passata un po’ in sordina in Italia, è invece di notevole interesse per tutti i convinti sostenitori di questo tipo di commercio, che negli ultimi anni è lentamento uscito dalle botteghe specializzate per fare capolino nella grande distribuzione e nei negozi al dettaglio. E ora si affaccia anche sul web: occasione ghiotta, soprattutto alla luce delle potenzialità offerte da un colosso come Ebay, leader del commercio elettronico che ogni giorno registra l’accesso di milioni di utenti.

Si chiama WorldofGood – letteralmente: “mondo di bene” – la nuova avventura di Ebay Inc.. Nasce dalla partnership tra il sito d’aste e la World of Good Inc., una società nata con l’obiettivo di cambiare il mondo del commercio tramite un sistema in grado di alleviare la povertà e far del bene all’ambiente, agendo sul mercato globale in qualità di intermediario tra produttori e consumatori. Tra gli intenti principali della società c’è stato sin dall’inizio quello di cercare di conquistare il mercato globale: proprio così, proprio come il modello capitalistico chiede (o impone). Poco fair come filosofia? Nient’affatto, secondo la società. Che crede fermamente che per uscire da questa situazione di profonda sperequazione economica e sociale tra Nord e Sud del mondo ci sia bisogno di una sola cosa: farsi vedere, farsi conoscere.

Quale medium migliore di Ebay, quindi? Il colosso d’aste online negli ultimi anni è cresciuto a dismisura, sia in termini di utenti sia di fatturato. Ma l’interesse è reciproco, perché anche Ebay ha fiutato l’affare, che oltretutto porta in dono – dettaglio non trascurabile – anche un’ “aura green” che male non fa, di questi tempi.
Ma vediamo nel dettaglio come funziona WorldofGood.com, soprattutto perché il sito per ora è disponibile solo nella versione americana (ma, c’è da scommetterlo, prima o poi arriveranno le diverse versioni nazionali) e la comprensione dei suoi meccanismi non è immediata.

Innanzitutto chiariamo l’aspetto più importante: tutti i prodotti, i produttori e i venditori sono certificati da organismi internazionali che ne assicurano la coerenza ai criteri del commercio equo e solidale. Insomma, abbiamo così la certezza che facciano parte della cosiddetta categoria dei consumi consapevoli, o responsabili. Di ogni prodotto è possibile conoscere “vita, morte e miracoli”: chi l’ha prodotto, dove, come, qual è stato il suo impatto sulla comunità o sull’ambiente.
Questo è forse l’aspetto più interessante: il sito permette all’acquirente di sapere se l’oggetto che acquista ha un impatto positivo (“goodprint” il termine utilizzato) sulla comunità, sull’ambiente, sugli animali o a favore di una specifica causa. All’interno di queste quattro macrocategorie esistono ulteriori specificazioni, di modo che alla fine è possibile per l’acquirente scegliere un oggetto proprio perché, ad esempio, una percentuale del ricavato della vendita andrà a favore di un’associazione che tutela il lavoro artigianale, o perché favorisce il potenziamento economico di una piccola comunità africana, o ancora perché per produrlo si è utilizzata solo fonti di energia rinnovabili, o perché è un prodotto vegano.
Ultimo non trascurabile dettaglio: le vendite avvengono tramite aste a prezzo fisso, e gli oggetti presenti su WorldofGood vengono visualizzati anche nelle ricerche del "tradizionale" Ebay.com.

A pensarci bene è una bella rivoluzione: il commercio globale, su larga scala, si apre al locale, all’iper-specializzazione, le merci non sono più anonime ma al contrario hanno una ben precisa identità e l’acquirente le cerca proprio in virtù del fatto che può conoscerne la storia. Il prezzo non è più la prima ragione d’acquisto: già questo è un bel cambiamento di prospettiva...
Ma di rivoluzione – almeno ideologica – si tratta anche per il commercio equo solidale, abituato a vivere e proliferare nei suoi piccoli spazi, ben delimitati, e a configurarsi come una scelta alternativa. Il ribaltamento della visuale cui aspira World Of Good Inc. (e in parte anche Ebay, di cui però non vanno sottovalutate le motivazioni puramente commerciali) punta a trasformare quell’alternativo in comune, globale, massificato. A far sì che entrare nel merito dell’identità di un prodotto, conoscerne la storia e l’impatto sull’ecosistema, diventi la prassi comune e non l’eccezione.

E per restare ottimisti concludiamo con la notizia dell’imminente iniziativa organizzata da Fair Trade Italia, “Io faccio la spesa giusta”, settimana di promozione del commercio equo e solidale, che dal 18 al 26 ottobre inviterà i consumatori a entrare in oltre 3000 punti vendita aderenti per scoprire i prodotti di questo circuito, partecipare a incontri e reading a tema presso le Librerie Feltrinelli, conoscere l’attività di Legambiente e Banca popolare Etica. L’elenco degli eventi e tutte le altre informazioni si possono trovare sul sito dell’associazione nella sezione dedicata alla manifestazione.
E intanto, se la curiosità prende il sopravvento, potete entrare in una delle 350 Botteghe del Mondo presenti sul territorio italiano (i negozi che vendono esclusivamente prodotti del commercio equo e solidale: l’elenco lo trovate a questo indirizzo) o in uno dei super o ipermercati che distribuiscono prodotti del commercio equo (tra i principali: Auchan, Coop, Lidl, GS, DiperDì, Sma, PAM, ma li potete trovare anche in alcuni negozi di prodotti biologici e dettaglianti) e acquistare qualche prodotto “col bollino”. E magari riscoprire qualche sapore dimenticato.

Trattp da Yeslife.it

domenica 26 ottobre 2008

L'ipotesi di Calamandrei

Ho trovato su Internazionale questo discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950 e, per la sua attualità, mi ha messo i brividi addosso.

“Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura.

Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche,a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece cha alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.

Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico".

(Pubblicato nella rivista Scuola Democratica, 20 marzo 1950).

tratto dal blog di Luc Enoch su consiglio di Righello di Nippoclio

martedì 30 settembre 2008

Progetto Terre e Libertà 2008

Ecco il super mega video da Oscar del Progetto di volontariato internazionale al quale ho preso parte questa estate.
per maggiori info terreliberta.org

venerdì 26 settembre 2008

Cocaina, ecco come la fanno

Mi sono sempre chiesto come si producessero alcune droghe come la Cocaina. Di cosi facile consumo e di larga scala. Se anche voi siete interessati a sapere come al fanno non perdetivi il video...
Magari alcuni scopriranno cosa si pippano veramente. Un po' di conoscenza in più non guasta mai.

Ditemi cosa ne pensate nell'area dedicata ai commenti.

lunedì 22 settembre 2008

Zero Risorse, la terra è in rosso!!



Da domani viaggeremo con i conti in rosso, consumeremo più risorse di quelle che la natura fornisce in modo rinnovabile. Ci stiamo mangiando il capitale biologico accumulato in oltre tre miliardi di anni di evoluzione della vita: nemmeno un super intervento come quello del governo degli Stati Uniti per tappare i buchi delle banche americane basterebbe a riequilibrare il nostro rapporto con il pianeta. Il 23 settembre è l'Earth Overshoot Day: l'ora della bancarotta ecologica.

Il giorno in cui il reddito annuale a nostra disposizione finisce e gli esseri umani viventi continuano a sopravvivere chiedendo un prestito al futuro, cioè togliendo ricchezza ai figli e ai nipoti. La data è stata calcolata dal Global Footprint Network, l'associazione che misura l'impronta ecologica, cioè il segno che ognuno di noi lascia sul pianeta prelevando ciò di cui ha bisogno per vivere ed eliminando ciò che non gli serve più, i rifiuti.

Il 23 settembre non è una scadenza fissa. Per millenni l'impatto dell'umanità, a livello globale, è stato trascurabile: un numero irrilevante rispetto all'azione prodotta dagli eventi naturali che hanno modellato il pianeta. Con la crescita della popolazione (il Novecento è cominciato con 1,6 miliardi di esseri umani e si è concluso con 6 miliardi di esseri umani) e con la crescita dei consumi (quelli energetici sono aumentati di 16 volte durante il secolo scorso) il quadro è cambiato in tempi che, dal punto di vista della storia geologica, rappresentano una frazione di secondo.

Nel 1961 metà della Terra era sufficiente per soddisfare le nostre necessità. Il primo anno in cui l'umanità ha utilizzato più risorse di quelle offerte dalla biocapacità del pianeta è stato il 1986, ma quella volta il cartellino rosso si alzò il 31 dicembre: il danno era ancora moderato.

Nel 1995 la fase del sovraconsumo aveva già mangiato più di un mese di calendario: a partire dal 21 novembre la quantità di legname, fibre, animali, verdure divorati andava oltre la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi; il prelievo cominciava a divorare il capitale a disposizione, in un circuito vizioso che riduce gli utili a disposizione e costringe ad anticipare sempre più il momento del debito.

Nel 2005 l'Earth Overshoot Day è caduto il 2 ottobre. Quest'anno siamo già al 23 settembre: consumiamo quasi il 40 per cento in più di quello che la natura può offrirci senza impoverirsi. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, l'anno in cui - se non si prenderanno provvedimenti - il rosso scatterà il primo luglio sarà il 2050. Alla metà del secolo avremo bisogno di un secondo pianeta a disposizione.

E, visto che è difficile ipotizzare per quell'epoca un trasferimento planetario, bisognerà arginare il sovraconsumo agendo su un doppio fronte: tecnologie e stili di vita. Lo sforzo innovativo dell'industria di punta ha prodotto un primo salto tecnologico rilevante: nel campo degli elettrodomestici, dell'illuminazione, del riscaldamento delle case, della fabbricazione di alcune merci i consumi si sono notevolmente ridotti.

Ma anche gli stili di vita giocano un ruolo rilevante.
Per convincersene basta confrontare il debito ecologico di paesi in cui i livelli di benessere sono simili. Se il modello degli Stati Uniti venisse esteso a tutto il pianeta ci vorrebbero 5,4 Terre. Con lo stile Regno Unito si scende a 3,1 Terre. Con la Germania a 2,5. Con l'Italia a 2,2.

"Abbiamo un debito ecologico pari a meno della metà di quello degli States anche per il nostro attaccamento alle radici della produzione tradizionale e per la leadership nel campo dell'agricoltura biologica, quella a minor impatto ambientale", spiega Roberto Brambilla, della rete Lilliput che, assieme al Wwf, cura la diffusione dei calcoli dell'impronta ecologica. "Ma anche per noi la strada verso l'obiettivo della sostenibilità è lunga: servono meno opere dannose come il Ponte sullo Stretto e più riforestazione per ridurre le emissioni serra e le frane".

tratto da Repubblica.it

venerdì 5 settembre 2008

Yes Life


Girovagando su internet ho trovato un bel portale di vita equo sostenibile con tanti bei consigli ed informazioni cuccatevelo: http://www.yeslife.it/.

Yes.life approfondisce le tematiche legate alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, con un occhio di riguardo al risparmio energetico.
Insomma fateci un salto magari trovate qualcosa che vi può interessare e magari ditemi che ne pensate.

giovedì 3 luglio 2008

Destinazione Kulen Vakuf - Bosnia Erzegovina

Eccomi qua a postare un altro articolo, ma voglio seguire il "consiglio" di un mio caro amico (Lore) che mi ha detto:" Si ma cazzo, il tuo Blog è troppo serio è ovvio che la gente poi non ti commenta, è un troppo freddo etc...". Bene allora per dare un po' più di calore ho deciso di parlarvi delle mie vacanze estive.

Partirò insieme all'associazione Terre e Libertà alla volta della Bosnia-Erzegovina. Paese di cui si sa veramente poco e quel poco che conosciamo è per lo più frutto di pregiudizio. Insieme ad altri 11 valorosi temerari, tra cui la mia Chiarina, andremo ad organizzare una "Scuola Estiva" per ragazzini dai 6 ai 16 anni, permettendo loro di ritrovarsi a giocare, disegnare e divertirsi, insomma di stare insieme.
Il paesino di 700 anime è Kulen Vakuf di cui potete vedere qui sotto uno scorcio.

Abiteremo nella famosa "Casa dei Polli" (poi vi spiegherò meglio) e diventeremo anche se solo per un paio di settimane, parte integrante della comunità Bosniaca, sperando di essere accettati positivamente.

Sarà una vacanza fuori dal normale. Ero stufo di andare in una città: fare 60 foto, comprare maglietta e prodotto tipico del posto e poi tornare a casa e dire che bella che è la Grecia o la Spagna. Come fai a dirlo se ci sei stato solo 15 gg senza parlare mai con nessuno del posto... Per conoscere un paese devi conoscere le persone che lo popolano, e proprio per questo ho deciso di fare questa vacanza fuori dall'ordinario. Per potrer aiutare concretamente una nazione che cerca ancora la sua identità e per trovare anche me stesso, crescere come persona, mettermi alla prova e vedere un po' come va finire...


E a voi mondo del web cosa ve ne pare?? Farete anche voi una vacanza come "Turisti Responsabili"??

martedì 1 luglio 2008

I Rom manifestano per i diritti umani!!


Secondo i rilevamenti dell'ennesima ricerca sulla sicurezza, ben otto italiani su dieci pensano che i campi rom vadano sgomberati, perché gli "zingari" sono pericolosi. La stessa ricerca - pubblicata oggi su Repubblica - mostra una popolazione - gli autoctoni italiani - in preda a una fobia irrazionale: hanno paura degli stranieri in quanto tali e non hanno la minima idea della condizione dei migranti nel nostro paese, credono che i tassi di criminalità siano aumentati a dismisura (e non è vero), invocano le ronde per tutelarsi dai pericoli che suppongono esistere in città (ma non ci sono) e finiscono per alimentare un clima di intimidazione, creando un circolo vizioso utile solo agli imprenditori politici e morali della paura.


Su queste irrazionali paure da molto tempo sindaci e leader politici costruiscono i propri programmi politici, e i media fanno a gara per rilanciare e legittimare tutte le "percezioni" e le fobie, per quanto irrazionali siano: il risultato è che il razzismo sta diventando senso comune e che le politiche discriminatorie assumono forma di legge (o di decreto legge).

Se ne accorgono bene all'estero: basta leggere i quotidiani stranieri (ieri Le Monde denunciava in prima pagina la discriminazione dei rom in Italia), o dare un'occhiata alle dichiarazioni del commissario Onu per i diritti umani, o scorrere il Rapporto 2008 di Amnesty International. In Italia, nel discorso pubblico, sta sparendo la razionalità e la xenofobia diventa la regola. Qualsiasi argomento è buon per legittimare le discriminazioni. Se a Mestre dei gruppi di cittadini assecondano il razzismo della Lega Nord (che del resto esprime il ministro degli Interni) nell'opposizione a una costruzione legalissima (case per famiglie sinte) approvata dal Comune di Venezia, i benpensanti che scrivono dotti commenti sui giornali o reggono posizioni di governo, per una volta accantonano l'argomento-clava della legalità, stavolta inservibile, e spiegano che non si possono ignorare le proteste della popolazione...

La discriminazione si fonda su queste cose: irrazionalità, legittimazione delle fobie, individuazione dei capri espiatori (minoranze di vari tipo). Per contrastare le politiche xenofobe bisogna spezzare questa catena. Ieri a Roma dal Colosseo al Testaccio è sfilato un corteo organizzato da alcune associazioni di rom e sinti: migliaia di persone hanno rivendicato i propri diritti, denunciando le discriminazioni crescenti. Hanno ricordato alcune smeplici verità: il razzismo dei media e delle istituzioni, la dignità di un popolo che non ha mai fatto la guerra e non accetta d'essere criminalizzato, i precedenti storici fatti di pogrom e di invio degli "zingari" nei campi di steriminio (tutti indossavano il triangolo nero scelto dai nazisti per identificarli). Non è frquente che le comunità rom organizzino iniziative politiche. E' un segnale importante di resistenza e di opposizione al razzismo dilagante nella società italiana e al tempo stesso è una spia dell'apprensione che circola nelle comunità rom e sinti d'Italia.

di Lorenzo Guadagnucci

giovedì 19 giugno 2008

Lampadine Fluorescenti un piccolo passo verso il futuro

Rieccomi dopo una pausa di "pigizia" da post. Ho deciso di postare un paio di notizie di interesse ambientale decisamente carine.


La prima la Nuova Zelanda, la quale ha deciso, seguendo l'esempio dell'Australia, di bandire le classiche lampadine ad incandescenza, in quanto tecnologia vecchia e superata. Infatti solo il 5% dell'energia emessa da queste lampadine, viene trasformata in luce, il resto disperso in calore. In più le lampadine fluorescenti a basso impatto ambientale hanno una resa maggiore del 80% tra costo, risarmio e durata. Quindi dal 2009 in tutta la terra dei Kiwi basta lampadine classiche.Hanno stimato che il risparmio in 12 anni sarà di 275 milioni di dollari. Mica male!!

Sempre in ambito energetico, Ikea ed Enel per tutto giugno regalano un Kit di risparmio energetico: un set di filtri per 3 rubinetti, 1 per la doccia e 3 lampadine ad incandescenza ad "attacco grosso" con un potenza pari alle classiche lampadine di 60Watt.
Io ne ho già prese una dozzina di queste lampadine, ho cambiato finalmente i vecchi faretti che avevo in casa. Risparmio e faccio una buona azione.

Ma come sono fatte queste lampadine ad incandescenza?? Mi sono documentato, ovviamente da Wikipedia, eh eh eh...

La lampada fluorescente è un particolare tipo di lampada a scarica in cui l'emissione luminosa visibile è indiretta, ovvero non è emessa direttamente dal gas ionizzato, ma da un materiale fluorescente (da cui il nome). (...)

Questo tipo di lampade sono erroneamente chiamate lampade al neon o tubi al neon, ma in realtà il funzionamento è dovuto alla presenza di vapori di mercurio e non al neon. È costituita da un tubo di vetro, che può essere lineare, circolare o variamente sagomato, al cui interno è dapprima praticato il vuoto, poi introdotto un gas nobile (argon o neon) ed una piccola quantità di mercurio liquido, che si pone in equilibrio con il suo vapore. La superficie interna del tubo è rivestita di un materiale fluorescente, dall'aspetto di una polvere bianca. (...)

Le lampade fluorescenti hanno una vita media molto maggiore rispetto a quelle a incandescenza, ma la loro durata può essere fortemente influenzata dal numero di accensioni e spegnimenti, a meno che non si usi un pilotaggio elettronico: ognuna di queste operazioni, infatti, riduce la vita della lampada, a causa dell’usura subita dagli elettrodi. Il valore che viene fornito dalle aziende produttrici è generalmente calcolato con cicli di accensione di 8 ore, e va dalle 12-15000 ore delle lampade tubolari alle 5-6000 ore delle lampade compatte.

Il pilotaggio elettronico, invece, grazie al preriscaldo dei catodi (elettrodi), che ne evita il danneggiamento, consentono un numero di accensioni praticamente infinito (oltre 60000) e la precisione del controllo ne estende la vita ad almeno 10000 ore. A differenza delle lampade a incandescenza, queste lampade perdono leggermente in quantità di flusso luminoso emesso nel corso del tempo, inoltre per i modelli meno recenti (generalmente senza preriscaldo) di lampade compatte possono impiegare generalmente qualche minuto per arrivare al massimo di emissione possibile dopo l’accensione.

Le lampade fluorescenti contengono mercurio che è estremamente inquinante e molti componenti che possono essere riciclati. Dopo l'uso devono essere smaltite in maniera differenziata tra i materiali RAEE e non con il vetro. Per questo vanno obbligatoriamente consegnate al rivenditore o all'apposito centro di riciclaggio spesso presso le discariche comunali.


E voi avete ancora le vecchie lampadine?? Se si correte a cambiarle, cazzarola!!

mercoledì 11 giugno 2008

Centrale Elettrica ad aquiloni, ecco la risposta al nucleare!!


Se avete mai usato un aquilone, avete sentito quanto il vento tira sulle mani. Più è grande, più tira. Come vi spiegherà qualsiasi amante di kite surfing, possono far volare anche gli uomini. "Anzi - dice Massimo Ippolito, kite surfer per hobby - li costruiscono inefficienti apposta, altrimenti ti porterebbero via".


Più in alto arrivano, più forte tirano. A questo punto non è più un gioco per bambini e neanche uno sport. E' un'occasione: le forze, in natura, non si sprecano. Soprattutto, se si possono usare per generare elettricità. Forse ci voleva l'incontro fra un kite surfer come Ippolito e un appassionato di vela, come Mario Milanese, docente al Politecnico di Torino, perché scattasse l'idea di rivoluzionare dalle fondamenta il modo di produrre energia eolica.

Il fatto che il primo abbia un'azienda di sistemi automatizzati e il secondo insegni Controlli automatici all'università ha solo fornito gli strumenti per dare la scalata ad un obiettivo, a prima vista, impossibile: produrre tanta energia elettrica quanto una centrale nucleare, solo grazie al vento. Partendo non dalle gigantesche eliche delle turbine che ormai si costruiscono un po' dappertutto, ma dagli aquiloni dei bambini. KiteGen, come si chiama il progetto a cui lavorano Milanese ed Ippolito, non è l'unico nel mondo a puntare in questa direzione, ma è anche uno dei rarissimi casi in cui l'Italia, che le energie rinnovabili, normalmente, si limita a comprarle, è alla frontiera della ricerca. All'idea del vento dagli aquiloni lavorano anche, infatti, almeno altri due gruppi, in Olanda e in California.

E' una guerra di brevetti. Perché, se gli esperimenti confermeranno le prime verifiche e i primi risultati dei prototipi, è come mettere le mani su una sorta di pietra filosofale, capace di scavalcare le debolezze più vistose dell'energia eolica e, in generale, delle energie alternative: costose, si dice, ingombranti, incostanti, troppo poco potenti. Dalla parte degli aquilonisti, c'è, anzitutto, il vento. Quanto forte soffia, per cominciare. A 80 metri di altitudine (l'altezza normale di una turbina) il vento spira, in media, nel mondo, a 4,6 metri al secondo, un po' più di 16 chilometri l'ora. E' un primo problema. Sotto i 4 metri al secondo, infatti, le turbine, normalmente, vengono spente, perché diventano antieconomiche.

Il Texas occidentale - dove l'Enel ha appena varato una centrale eolica con 21 turbine - è un'area ricercatissima, perché il vento soffia in media a 7-8 metri al secondo (un po' meno di 30 chilometri l'ora), che viene definita una velocità ottimale. Ora, a
800 metri di altitudine, il vento soffia, in media, nel mondo, a 7,2 metri al secondo. La velocità ottimale. E un parametro cruciale, perché, spiegano i manuali di fisica, l'energia che si può ottenere dal vento aumenta in modo esponenziale con la sua velocità. "A mille metri di altezza - dice Milanese - l'energia che puoi ottenere è otto volte quella disponibile a livello del suolo". Il secondo problema del vento è che, in molti posti, non c'è sempre o, semplicemente non ce n'è.

A De Bilt, in Olanda, che è un posto ventoso, le turbine funzionano 3 mila ore l'anno, in pratica un giorno su tre. A Linate, nessuno installa turbine, perché il vento è zero. Ma chi l'ha detto che la pianura padana è senza vento? Basta andare a 800 metri d'altezza: c'è vento per 3 mila ore l'anno, quanto a De Bilt per le turbine. E, nel cielo sopra De Bilt, si ar
riva a 6.500 ore, più di due giorni su tre. A Cagliari, si passa da 2.800 a 5 mila ore. Di vento, insomma, ce n'è molto di più di quanto si possa pensare sulla base dell'industria eolica attuale. Ma come catturarlo? "Con lo yo-yo" rispondono Milanese e Ippolito: un aquilone che sale e scende nel cielo. In un capannone di Chieri, alle porte di Torino, l'aquilone elettrico dispiegato non è altro che un normale kite per il surfing. Assicurato a due leggeri cavi, da 3 millimetri di diametro, lunghi 800 metri, l'aquilone si libra in volo, sostenuto dal vento. Srotolandosi, i cavi fanno girare due cilindri ed è questa movimento che genera energia, come si carica una dinamo.

Ma questa è la parte più facile. Da buon velista, Milanese spiega che una barca con il vento in poppa va meno veloce di una barca che lo prenda ad angolo acuto.
In termini scientifici, la potenza generabile dall'aquilone aumenta in funzione della velocità con cui si muove rispetto al vento. La parte importante del KiteGen è, infatti, il sistema di navigazione. Dei piccoli sensori, con rilevatori Gps, sono fissati sull'aquilone e collegati con un computer a terra che gestisce la navigazione dell'aquilone: un software manovra piccole trazioni sui cavi per assicurare che il kite proceda tracciando vorticosi 8 nel cielo.


Grazie a queste scivolate d'ala, l'aquilone aumenta il suo differenziale di velocità rispetto al vento e, dunque, la potenza elettrica generabile. In pratica, l'aquilone si comporta come la striscia più esterna dell'elica di una turbina, senza dover far girare complicati ingranaggi: "Di fatto - dice Milanese - prendiamo la parte migliore di una turbina a vento e la mettiamo dove il vento è più forte". Quando il cavo è tirato al massimo, l'aquilone non genera più elettricità. Uno dei due cavi viene mollato, l'aquilone si impenna, non offre più resistenza al vento e viene riabbassato: "Per recuperarlo, consumiamo il 15% dell'energia generata in ascesa". Il passo successivo è immaginare una serie di questi yo-yo che funzionano insieme. "Basterebbe tenerli distanti 70-80 metri l'uno dall'altro - dice Milanese - mentre le turbine devono essere separate da più di 300 metri".

Questo significa che, invece di avere decine e decine di torri eoliche ad ingombrare il paesaggio, per generare la stessa quantità di energia basterebbero alti e invisibili aquiloni che, a terra, non occuperebbero più spazio di una normale centrale elettrica.
Tutto questo, comunque, per ora è sulla carta. KiteGen, finora, ha solo fatto volare il prototipo, generando, in tutto 2,5 kilowatt. "Ma - assicura Milanese - il prototipo ha rispettato le simulazioni del computer e questo ci rende fiduciosi sul fatto che anche le altre simulazioni siano realistiche". E questo spinge Milanese a pensare in grande. Ad esempio, ad un altro attrezzo per bambini: una giostra. Se si montassero 200 aquiloni su un anello, che la forza del vento fa ruotare, questo movimento potrebbe generare energia con una potenza di 1.000 megawatt, quanto una media centrale nucleare. Occupando, sul terreno, non più di un cerchio del diametro di 1.500 metri.

Al costo, calcola Milanese, di 5-600 milioni di euro, un sesto di quanto costi, oggi, una centrale atomica. L'energia prodotta dalla giostra KiteGen sarebbe, infatti, più intermittente di quella nucleare, ma anche assai meno cara. Se la scala fosse davvero di mille megawatt, un kilowattora, secondo i calcoli di Milanese, costerebbe solo un centesimo di euro, un terzo di quanto costa, oggi, l'energia più economica, il carbone. Tutto così semplice? Con le energie alternative, sognare sulla carta è facile. Il responso finale, poi, come direbbe il vecchio Dylan, "soffia nel vento".

testo tratto da Repubblica.it

martedì 10 giugno 2008

Reattori Nucleari a Fusione, cosa sono in realtà??


Nei precedenti post Informazione distorta fotte giovani menti ed Energia Nucleare? No, grazie!! sono state affrontate le tematiche sull'Energia Nucleare. Con voci contrarie e a favore del nucleare. In particolamodo mi ha interessato il commento di Filibuster il quale è un sostenitore del nucleare.

Ecco qui riportato il suo commento:


"La Fusione Nucleare consiste nel fondere due nuclei leggeri per formarne uno pesante. Il processo è anal
ogo a quello che avviene nel Sole e nelle stelle e potrebbe essere prodotto artificialmente anche sulla Terra.
Oltre alla formazione di nuovi elementi, la fusione nucleare comporta la formazione di una grandissima quantità di energia. Per poter fondere due nuclei bisogna avvicinarli vincendo la forza di repulsione che esiste tra i protoni.

Dalla fusione nucleare si ottiene un'enorme quantità di energia, dovuta al difetto di massa: una volta che i due atomi si fondono, la loro massa non è pari alla somma delle masse dei due nuclei, ma minore. La diffeenza tra la somma delle masse di partenza e la massa finale si è convertita in energia seguendo la legge di Einstein la quale afferma che l'energia prodotta è uguale alla massa per il quadrato della costante c(velocità della luce: 300.000 Km/s).
Gli elementi più idonei per la fusione sono gli isotopi dell'idrogeno(Deuterio e Trizio), che dalla loro fusione si formerebbe un atomo di elio ed un neutrone libero. L'importanza della Fusione non consiste solo nell'energia prodotta che risulta essere maggiore di quella della fissione nucleare, ma consiste nel fatto che è un energia pura ovvero i prodotti della fusione non sono radioattivi come quelli della fissione, inoltre l'idrogeno è un elemento che sul nostro pianeta si può trovare facilmente e con i minimi costi(si pensi al mare che ne è pieno).


La prima teoria sulla fusione nucleare fu fatta dal fisico Hans Bethe nel 1938 in base allo studio del sole. Infatti per spiegare gli elementi chimici prodotti all'interno del sole c'era un unico modo ed era quello della fusione tra protoni e nuclei. Per questa sua teoria vinse il Nobel nel 1967, e nel 1983 ci fu un'altro Nobel in questo campo per l'atrofisico americano William Fowler che approfondì lo studio delle reazioni nucleari nelle stelle.

La prima produzione di energia da fusione nucleare, invece, risale al 9 novembre 1991 in Gran Bretagna dove il reattore a fusione sperimentale europeo (Jet) produsse, per la prima volta, energia da fusione nucleare. Questa fu la prima fusione controllata della storia(la seconda avvenne dopo due anni dal reattore Americano del tipo Tokamak), in passato infatti la fusione era raggiungibile solo in maniera non controllata nelle Bombe H(chiamate bombe a idrogeno o termonucleari)."
Dato che son un ficcanaso per natura ho voluto vederci più chiaro riguardo alla Fusione Controllata e gira che ti rigira sono andato su Wikipedia ed ecco quello che ho trovato:

Reattore nucleare fusione

Un reattore nucleare a fusione è un ipotetico sistema in grado di gestire una reazione di fusione nucleare in modo controllato. Allo stato attuale non esistono reattori nucleare a fusione operativi per produrre energia elettrica ma gli unici impianti operativi sono impianti di ricerca in grado di sostenere la reazione di fusione nucleare per un tempo molto ridotto.

Non ci sarebbe bisogno di dire altro... comunque ecco il resto!!

Essendo la fusione nucleare una forma di energia molto interessante che potrebbe in teoria fornire energia all'umanità per un tempo illimitato si stanno effettuando ingenti investimenti in questo tipo di reattori anche se si ritiene che i primi impianti potranno essere operativi tra non prima di 40 anni.

(...)

Vantaggi

La reazione di fusione nucleare produce, come unico tipo di scoria, 4He che è un gas inerte e assolutamente non radioattivo (secondo la fisica nucleare è il nuclide più stabile possibile), inoltre le centrali a fusione nucleare non produrrebbero energia tramite combustione di combustibili fossili e quindi non inquinerebbero l'atmosfera e, soprattutto, non incentiverebbero l'effetto serra (di fatto non avrebbero emissioni di pericolosità rilevante). Inoltre dovrebbero essere in grado di ottenere grandi quantità di energia, anche superiori rispetto alle centrali a fissione odierne (la taglia prevista per DEMO è di 1000 MWe, per le centrali successive l'orientamento attuale è di non superare tale taglia unicamente per motivi infrastrutturali). Il peggior isotopo che potrebbe essere disperso nell'ambiente è il trizio che ha un tempo di dimezzamento di 12,3 anni, un periodo molto ridotto rispetto ad alcuni isotopi prodotti dalle centrali a fissione che possono dimezzarsi in migliaia di anni.

Dal punto di vista della sicurezza le centrali a fusione con confinamento magnetico, come ITER e DEMO, non hanno nessuna possibilità di avere un comportamento per cui la reazione può continuare in assenza del contenimento del plasma. Questo garantisce molto nei confronti delle centrali a fissione, che comunque si basano su reazioni nucleari in cui è possibile avere una reazione a catena. Inoltre il fatto che i prodotti di reazione siano assolutamente inerti dal punto di vista nucleare implica che l'eventuale presenza di nuclidi radioattivi sarà limitata solo alla parte strutturale dell'impianto, quindi la mobilitazione (cioè l'immissione nell'ambiente) di tali nuclidi sarà limitata dall'energia già disponibile prima dell'eventuale incidente nell'impianto stesso. In parallelo a questa considerazione, i materiali utilizzati per la costruzione della centrale dovranno essere tali da garantire un decadimento di eventuali nuclidi che possano formarsi tale che entro 100 anni non presentino alcun rischio radioattivo.

Svantaggi

La fusione richiede temperature di lavoro elevatissime, tanto elevate da non poter essere contenuta in nessun materiale esistente. Il plasma di fusione viene quindi trattenuto grazie all'ausilio di campi magnetici di intensità elevatissima. D'altra parte, per raggiungere le alte temperature necessarie a innescare e sostenere la reazione, vi sono varie tecniche possibili. Una delle più promettenti consiste nel concentrare sul plasma in cui deve avvenire la reazione di fusione fasci di onde elettromagnetiche ad elevata frequenza, comunque inferiore alla frequenza della luce visibile. Uno dei problemi attualmente (2007) più studiati è la costruzione delle antenne necessarie a generare questi fasci in ITER. Il tutto rende il processo difficile, tecnologicamente complesso e dispendioso.

I materiali che entrano nella reazione sono il deuterio, facilmente reperibile in natura, ed il trizio, che invece, a causa del suo breve periodo di decadimento, non è presente in natura. Questo comporta che sia la centrale a dover generare la quantità di trizio richiesta per le reazioni nucleari che dovranno produrre energia (per ITER è prevista una richiesta di trizio di circa 250 g/d, mentre per DEMO, che dovrà funzionare in continuo, la richiesta sarà sensibilmente più elevata).

(...)

QUINDI DA QUELLO CHE MI SEMBRA AVER CAPITO, SE COSTRUIAMO LE CENTRALI NUCLEARI A FISSIONE CI RIEMPIAMO DI SCORIE RADIOATTIVE, SE COSTRUIAMO QUELLE A FUSIONE, NON PRODUCIAMO ENERGIA A SUFFICIENZA PER NOI, PERCHE' L'ENERGIA CHE SERVE PER POTER FONDERE TRIZIO E DEUTERIO E' ELEVATISSIMA...

QUINDI LA DOMANDA E' SEMPRE LA STESSA:" NON E' MEGLIO L'ENERGIA RINNOVABILE??" MAGARI PRODURRA' DI MENO MA SE OGNUNO AVESSE IL SUO BEL PANNELLINO SUL TETTO E UNA PALA IN GIARDINO O SUL BALCONE, LE COSE NON CAMBIEREBBERO IN MANIERA SOSTANZIALE??

Energia Nucleare?? No, grazie!!


Nel precedente post Informazione distorta fotte menti giovani ho notato che diverse persone hanno preso parte attivamente alla sezione dei commenti. Vorrei quindi aprire un dibattito sul tema: " Nucleare in Italia, è giusto o no farlo?".
Dato che sono un convinto sostenitore dell'ambiente e delle energie alternative, continuo a credere come Chiara, Saretta, Andrew, Lore ed un Anonimo che l'energia nucleare sia dannosa al nostro paese, come lo è per l'ambiente; mentre persone come Escudo, Fantasy86 e Quo Vadis sono a favore del nucleare, principalmente per la sua efficienza in campo energetico ed anche per la sicurezza.


Ora io rivolgo una domanda a tutti coloro che sono favorevoli al nucleare:" Ma perchè continuare ad investire in questa tecnologia, vecchia, quando ne sono state inventate di molto migliori ad impatto ambientale zero?? Perchè credere ancora nel nucleare?? Cosa ha di meglio rispetto ad un campo di pannelli fotovoltaici o di pale eoliche?? Ditemelo!!

Non riesco proprio a capirlo, io ritengo che ora come ora in paesi in cui da anni ormai l'energia nucleare è pienamente affermata si stia sempre di più smantellando le centrali in favore delle rinnovabili, Germania, Nord Europa e Spagna.Anche se lentamente questo cambiamento sta avvenendo. Mentre in Italia per "rimanere al passo coi tempi" si debba affrontare questo enorme investimento solo per dare contro agli ambientalisti fricchettoni e spippetta canne. E non pensando al reale bisogno energetico della nazione.

Mi sembra che si stia ripropronendo lo scenario del Colonialismo. Nel 1700 e 1800 Francia, Spagna, Olanda, Inghilterra colonizzarono il mondo, mentre l'Italia rimase a guardare. Poi colti da un'ondata anomala di nazionalismo, Fascismo, ci siamo lanciati nella colonizzazione della Libia (lo Scatolone di Sabbia) ed il corno d'Africa, da cui non abbiamo tratto niente.
Quest'ultima digressione non centrava molto con il nucleare , ma mi serviva per puntalizzare la figura dell'italia a livello internazionale e storico, sempre indietro a fare il fanalino di coda.
Sempre a rincorrere... Ora vogliamo veramente crescere come nazione?? Si?? BENE!!

Il futuro è nelle rinnovabili: eolico, termico, fotovoltaico, altrimenti morire asfissiati dai gas di scarico delle nostre stesse case ed auto. O si cambia modo di vivere o non c'è futuro, ma non per i nostri pronipoti per noi stessi!!


Lascio quindi aperta la domanda alle persone favorevoli del nucleare, io ho esposto la mia teoria a voi la parola. Ovviamente è aperta anche alle persone contrarie al nucleare :-P!!

Insomma spero che nasca un bel dibattito..
.

p.s. @ Fantasy86
1- Dato che è la prima volta che vieni sul mio blog il termine "Mio Caro Taz" puoi tenertelo per te, in quanto non ci conosciamo e non mi sembra che ti possa prendere certe confidenze.
2- Rintengo che se dire di un mio amico, che conosco da 10 anni, che sia un po' chiuso mentalmente per quanto riguarda l'energia nucleare sul Mio Blog, non ti riguardi e che sicuramente non vada a ledere la mia ampiezza di libero pensiero.
3- Isola di Parole è un blog libero ed aperto a tutti e lo sarà sempre!!

sabato 7 giugno 2008

Informazione distorta fotte le menti giovani

Ieri pomeriggio sono andato con miei due amici a comprare alcune cose che mi servivano: latte al distributore e acqua alla casa dell'acqua. E parlando del più e del meno salta fuori che uno dei due, Escudo, è favorevole al nucleare. Allora ho cercato di capire perchè era favorevole e l'unica risposta è stata: " Ma scusa se tutti i paesi in Europa hanno l'energia nucleare, perchè non dobbiamo avercela anche noi??"
E io ho cercato di spiegargli tutti i rischi, le problematiche delle scorie, dei problemi di stoccaggio delle modalità assurde che si prospettano. Ma lui niente, non riusciva a scpiegarsi bene. Diceva che gli sembrava un energia "pulita", "sicura" che tanto ormai ci serve perchè siamo messi male e peggio di così non si può andare... Dicendomi comunque di non preoccuparmi che non lo faranno mai, che tanto ci vogliono troppi anni e che le cose non cambiano. Però è l'idea di fondo che è sbagliata cazzo, senza tanti giri di parole.
Quello che però non capisce è che l'Energia Nucleare è un energia ormai superata, tutti i paesi stanno ormai investendo nelle energie alternative: eolico, termico, fotovoltaico. Solo in Italia si parla di simili proposte. Siamo indietro di 20/30 anni.
Io non sono riuscito a convincere il mio amico che il nucleare non può far altro che affossare il nostro paese economicamente e dal punto di vista ambientale. Cosa dovrei fare ??
Portarmelo oggi in manifestazione o lasciarlo stare tanto ha ragione lui???

mercoledì 4 giugno 2008

NO AL NUCLEARE, 7 GIUGNO P.ZZA SAN BABILA

VORREI RICORDARE E FAR SAPERE A TUTTI COLORO CHE NON FOSSERO INFORMATI CHE SABATO 7 GIUGNO ALLE 15.00 IN P.ZZA SAN BABILA SI TERRA' LA MANIFESTAZIONE CONTRO IL NUCLEARE. PER RISPONDERE IN MANIERA NETTA E DECISA AL MINISTRO SCAJOLA E ALLE STUE STRONZATE.


ALLA MANIFESTAZIONE PRENDERANNO PARTE TUTTE LE PRINCIPALI ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO: GREENPEACE, WWF, LEGAMBIENTE, E MOLTISSIME ALTRE ANCORA. DOBBIAMO ESSERE IN TANTI!!! QUINDI DOVETE ACCORRERE DA TUTTA ITALIA. MI RACCOMANDO NON MANCATE!!!!!

venerdì 30 maggio 2008

Gomorra di Garrone: backstage da brividi....


Ho letto un'intervista al regista del film Gomorra fatta al Venerdì di Repubblica del 16 maggio scorso. In quell'occasione Matteo Garrone afferma cose secondo me incredibili!! Inaccettabili!! E cioè cito testualmente "... Garrone per girare Gomorra ci ha vissuto sei mesi: tre di preparazione e tre di riprese nel girone infernale delle Vele di Scampia.

Con la benedizione della Camorra che ha riservato al set un'ala del famigerato ecomostro in via di sgombero, una roccaforte dei traffici off limits protetta da sentinelle. O' Sistema ha fornito alla troupe anche i pass individuali da appiccicare al petto per accedere al suo territorio, superando gli sbarramenti. Alla lavorazione (...) hanno partecipato anche le anime dannate di Scampia (...) Tra i consulenti qualificati anche un capopiazza, che ha avuto una piccola parte nel film, a controlare sul monitor e dare qualche dritta. ..." .

Se ciò corrisponde al vero, mi sembra pazzesco che un regista debba chiedere permessi e lasciapassare alla camorra per fare un film. Che ricatti bisogna subire per fare un film? Perchè, mi chiedo, Garrone non ha denunciato queste assurde cose alla Polizia? Perchè Roberto Saviano, autore dell'omonimo libro, deve girare scortato perchè ha dato fastidio alla camorra e questo regista Garrone invece, per non avere problemi e non rischiare la vita, addirittura arruola nel film un capopiazza? Che assurdità!! Fossi stato in lui avrei scelto un altro set a costo di riprodurre le Vele di Scampia in uno studio di Cinecittà.

Ricordo una analoga situazione con la regista Roberta Torre quando a Palermo ha girato "Tano da morire" : anche lì si vociferava che avesse dovuto pagare una sorta di pizzo alla mafia che gli ha permesso di fare quel film che era una satira della mafia siciliana.

Ma la cosa che ancor più mi indigna di GOMORRA e Garrone (film non libro) è che tra i produttori c'è anche RAI Cinema che ha finaziato e dato lavoro ad un capopiazza, con i nostri soldi, perchè fino a prova contraria il nostro canone tv e la mia parte è servita per pagare questo che Repubblica chiama "consulente qualificato" cioè questo capopiazza!!! Pazzesco!! Assurdo!! Infatti scoprendo ciò ero quasi dell'idea di non andarci più a vederlo. Eppure vincerà il premio a Cannes. E nessuno si è accorto di nulla.

A conferma e complemento dell'articolo di Pelanda, pubblichiamo la testimonianza di Antonio Musella, del Laboratorio Occupato "Insurgencia" di Napoli, autore del volume "Mi rifiuto", pubblicato di recente da "Sensibili alle foglie".

Io conosco bene Scampia, abitando nel quartiere accanto. Abbiamo anche li' alcune sedi di lotta, e diversi nostri compagni sono del quartiere. Nello specifico conosciamo benissimo "le Vele", quel micromondo, e come e' avvenuta la produzione di Gomorra. Il quadro e' molto piu' nero. La Produzione ha pagato profumatamente per fare le riprese nelle Vele. Garrone in realta' si e' visto pochissimo, per la maggior parte si sono affidati ad una sorta di talent scout locali (del quartiere di Piscinola e so anche chi sono...) che hanno fatto da intermediari per i clan per permettere le riprese. Ovviamente gli stessi gestivano le comparse che venivano pagate. In compenso le scene nelle Vele corrispondono assolutamente alla verita' non e' nulla di costruito, e' tutto ultra reale. Perche' Garrone non e' andato alla polizia? Questa e' Napoli, e la polizia non avrebbe potuto farci assolutamente nulla.

Le Vele, cosi' come tantissimi altri quartieri della citta' sono luoghi dove la polizia non entra neppure, e se lo fa, o lo fa per prendersi le mazzette sotto le "piazze di droga", oppure per le operazioni in grande stile, ma deve farlo armata fino ad i denti... La Caserma dei carabinieri di Scampia si trova accanto alla Vela Rossa.....Ci vivono barricati dento, con i cancelli chiusi, e non vedono e non sentono nulla.... La storia dei pass individuali e' una cagata.... La troupe arrivava la mattina accompagnata dai due talent scout locali che ti dicevo ed il loro laciapassare erano questi due. Questi due non sono "nessuno" per intenderci, ed uno di loro dice pure di essere un compagno, vivono di questo sostanzialmente. Infatti si e' sviluppato un mercato sullo spettacolo delle vele, della droga, dei tossici sotto le piazze di droga, dell'affiliato al clan che rilascia l'intervista a volto coperto.

Questi talen scout di noialtri, sono sostanzialemnte disoccupati, attendono l'arrivo di televisioni straniere per portarli nel girone dell'inferno pagando ovviamente. Poi se c'e' bisogno dell'intervista al boss o allo spacciatore loro sempre pagando te la fanno pure fare. Questo e' il motivo per cui le troupe straniere filamano molto di piu' che quelle italiane....
Poi quando capita fanno i casting per le produzioni di Rai e Mediaset quando servono personaggi o comparse con "facce di periferia". Diciamo che anche questo "mestiere" fa parte della famigerata arte di arrangiarsi.

di Davide Pelanda - Megachip

martedì 27 maggio 2008

Equospazio, la nuova community di Altromercato!

Equospazio è la nuova community di Altromercato aperta a tutti: consumatori, sostenitori, volontari, lavoratori delle Botteghe, soci o semplici simpatizzanti. Finalmente tutti i sostenitori del fair trade avranno a disposizione uno 'spazio' per esprimere le proprie opinioni e condividere il proprio modo di vivere il commercio equo e solidale.

Iscrivendoti a Equospazio potrai: aggiungere commenti alle pagine del sito, creare la tua pagina personale, commentare i blog tematici, partecipare a forum di discussione, rispondere a questionari e sondaggi, "metterci la faccia", ricevere le newsletter Altromercato News e Finanza Solidale.

Registrati subito e diventa anche tu attore di una nuova economia solidale!

Io ho già "messo la faccia" e tu cosa aspetti...

p.s nellla foto sono io in sella alla mia mitica bici sulle stradine della Corsica la scorsa estate, mamma che faticata che è stata...

sabato 24 maggio 2008

Un secco NO al Nucleare!!!


Vent’anni dal referendum sul nucleare in Italia (9 novembre 1987),e ventidue dall’esplosione del reattore di Chernobyl (26 aprile 1986): due eventi da ricordare assieme. I nuclearisti sostengono che l’esito di quel referendum fu un tragico errore, motivato da una paura irrazionale: il ripetersi di quel che era da poco successo.

Sulla base di questa presunta irrazionalità, oggi Enel sta contravvenendo a un
a delle indicazioni di quel referendum, il terzo quesito che ha abrogato la norma che consentiva all’Enel di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all’estero.
In realtà c’erano allora ottime ragioni per opporsi al nucle
are. Le stesse che valgono anche oggi, e si riducono ai tre grandi problemi che accompagnano la tecnologia nucleare fin dalla sua nascita.

I costi innanzi tutto, tanto alti che il nucleare è economicamente sostenibile solo se è sovvenzionato dallo Stato, e anche così non è facile convincere i privati a investire nel settore. Non è certo un caso se da trent’anni non è più stata ordinata nessuna nuova centrale nucleare negli Usa, dove pure non mancano le spinte favorevoli del governo, né si può dimenticare la brutta esperienza di British Energy, la compagnia privata inglese cui furono affidati in gestione, nel 1996, otto impianti nucleari e che nel giro di sei anni arrivò al collasso finanziario per l’incapacità di sostenere i costi operativi. L’unica centrale attualmente in costruzione in Europa, quella di Olkiluoto in Finlandia, è di fatto fuori mercato.

La società committente, Tvo, è formata da un gruppo di grandi industrie finlandesi, che si impegnano a garantire l’acquisto dell’energia elettrica prodotta, anche se si prevede che costerà tre volte tanto rispetto a una centrale a gas. Anche la Francia, dove il ruolo dello Stato nel sostenere l’industria nucleare è sempre stato evidente, pare intenzionata a costruire nuove centrali. Una scelta legata alla volontà di sviluppare e mantenere una propria filiera nucleare, anche per scopi militari. Lo stesso motivo che spinge i governi di Cina e India, i due Paesi dove nei prossimi anni si costruiranno il maggior numero di centrali nucleari.

Qui sta il secondo grosso problema, quello della sicurezza delle centrali e dell’intero ciclo del combustibile, sia rispetto a eventuali incidenti che rispetto al suo possibile uso milita
re. Nessuno è ancora in grado di escludere la possibilità di incidenti gravi. Si può fare il massimo per ridurne la probabilità, ma l’avvento dei tanto decantati reattori intrinsecamente sicuri (di quarta generazione) è ancora lontano. Ci vorranno almeno una trentina d’anni. Gli errori umani o strumentali sono ancora possibili e le conseguenze possono essere catastrofiche. La migliore dimostrazione che questo rischio esiste è che nessuna compagnia assicurativa è disponibile a stipulare una polizza che copra interamente le responsabilità verso le popolazioni interessate.

Nel caso di Chernobyl si parla di centinaia di miliardi di dollari, una cifra che farebbe fallire qualunque compagnia e che infatti è stata spalmata sui contribuenti e sulle migliaia di volontari che continuano a dare il loro aiuto alle popolazioni colpite. Oggi che il “sarcofago” in cui è custodito il nocciolo radioattivo della centrale si sta deteriorando in modo preoccupante, non si sa bene chi pagherà il miliardo di euro necessari per costruire una nuova copertura. Ma è il secondo aspetto della sicurezza a essere ancor più drammatico, come insegna il caso attualissimo dell’Iran, l’inseparabilità tra usi civili e militari della tecnologia nucleare.

Qualunque Paese che punta all’indipendenza energetica, un obiettivo certamente legittimo, e volesse perseguirla anche nel settore nucleare, deve dotarsi di una filiera di arricchimento dell’uranio e di processamento del combustibile esausto che può essere utilizzata anche per produrre armi nucleari. L’unico modo per evitarlo è costringere quel Paese a dipendere dalle potenze nucleari per le sue forniture di combustibile, rinunciando così a ogni ambizione di autonomia.

Il terzo problema è quello delle scorie radioattive che le centrali nucleari producono durante il funzionamento e al momento della loro chiusura. Nessun Paese è riuscito a costruire un deposito per quelle scorie, che rimangono altamente radioattive per centinaia di migliaia di anni. È semplicemente impossibile garantire la custodia in assoluta sicurezza di queste scorie per un tempo così lungo, tutto quello che si può fare è cercare di valutare i rischi e quantificare il costo della loro riduzione sotto una soglia accettabile. Ma qual è questa soglia accettabile, e che diritto abbiamo di stabilirla in nome delle generazioni future?

Il problema, già grave, diventerà drammatico con lo smantellamento delle molte centrali prossime alla fine del loro ciclo di vita. La dismissione di una centrale nucleare richiede tempi lunghi, basti pensare che i piani per quelle italiane, messe fuori servizio negli anni 80, prevedono la restituzione delle aree libere entro il 2018-2020. La Sogin (sotto) ha condizionato il rispetto dei tempi alla realizzazione, entro il 2009, del Deposito nazionale per le scorie ad alta attività. Un’evenutalità che appare improbabile.

La scelta contro il nucleare era, e resta, ben motivata, e il referendum di vent’anni fa conferma il suo valore impegnativo e squisitamente politico. Una scelta che non si poteva allora, e non si può oggi, lasciare ai tecnici. Si tratta di decidere se le risorse pubbliche devono andare a sostenere una tecnologia costosa e rischiosa o destinate allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e al risparmio energetico.
di Emilio Novati

Allora c'è ancora qualcuno sano di mente che vuole ancora investire nel nucleare??