domenica 27 aprile 2008

Il Kenya non sarà più lo stesso

Le crisi, e le loro tragiche conseguenze, sono sempre accompagnate da lezioni che devono essere imparate da tutti. Il caos di queste settimane significa che il Kenya non sarà più lo stesso, perché ha portato alla ribalta e focalizzato malattie e problemi che affliggono da decenni questo stupendo Paese.
Il Kenya non può più guardare avanti ignorando le fragili istituzioni dello Stato, la disparità tra uomini e donne, tra classi sociali, la corruzione, la povertà, i politici che vincono a tutti i costi, la revisione della vecchia Costituzione.

C'è bisogno di un cambiamento nella politica, di creare un nuovo ordine democratico che porterà avanti il rinnovamento e le riforme fondamentali e necessarie, prima fra tutte, per aiutare i giovani ad uscire dalla situazione di emarginazione in cui sono stati confinati in tutti questi anni e “usati”, prima e durante questa crisi politica e nazionale.

di p. Daniele Moschetti, www.korogocho.org


Il Kenya ha una grande opportunità di riemergere dalla crisi, più forte e più unito di prima. Ha una grande possibilità di diventare una grande nazione. Cioè di passare da un Paese con 42 etnie diverse a una Nazione coesa, dove una volta per tutte i veri problemi della gente diventano agenda del Parlamento e anche delle “potenti élite locali e internazionali”. Siamo stati e siamo ancora tutti testimoni di quanto l’opinione pubblica internazionale, i media, le nazioni del Nord del mondo, l’Unione Africana, le Nazioni Unite (l'Onu), grossi imprenditori locali e internazionali e tanti altri si siano mossi con tempestività per “salvare” il Kenya. Non tanto per filantropia ma per interessi che vanno oltre il popolo keniano, essendo questo Paese al centro di una strategia geo-politica, economica e militare che interessa a troppe istituzioni: che non discenda la china di una guerra civile senza ritorno.
Eppure la politica dei politici vincenti a tutti i costi, anche quando si perde era stata rifiutata dalla gente già quando il Narc, la coalizione arcobaleno che vinse le elezioni del 2002, venne scelto per guidare il Paese, dopo 24 anni di dittatura del vecchio presidente Daniel Arap Moi (oggi grande sostenitore di Kibaki…) e 40 anni di super potere del partito unico Kanu, al governo dall’indipendenza.

Nel 2002 Mwai Kibaki firmò un accordo-memorandum per condividere i poteri politici con Raila Odinga (oggi maggiore esponente dell'opposizione e accusatore di Kibaki per i grossi brogli elettorali) e Kalonzo Musyoka (oggi vice presidente): se fosse stato promosso seriamente assisteremmo oggi a una differente cultura politica in questo paese.
Nel referendum del 2005 i keniani mostrarono chiaramente che volevano significativi cambiamenti e non cosmesi alla vecchia Costituzione. La coalizione del governo Kibaki perse con più di un milione di voti contro un’opposizione che, guarda caso, comprendeva già coloro che oggi sono sulla scena politica attuale: Kalonzo Musyoka e Raila Odinga, insieme ad altri dissidenti convenuti nella costituzione del movimento di opposizione Odm (Orange Democratic Movement). I cittadini e la società civile volevano la riforma agraria, distribuzione delle risorse e avere più voce in capitolo su come il Paese è governato, la cosiddetta “devolution of power”.
Se la nuova costituzione fosse stata approvata in 100 giorni (una delle 3 famose promesse fatte dal governo 2002 di Kibaki-Raila-Musyoka, insieme lotta alla povertà e alla corruzione: nessuno dei tre obiettivi è stato raggiunto in cinque anni di potere!) avrebbe sancito una condivisione dei poteri fino ad ora concentrati nella figura del presidente; l’istituzione di un potere esecutivo (primo ministro) e della “devolution of power” con altre istituzioni, una distribuzione equa delle risorse nazionali e tanto altro che già era contenuto nelle bozze ormai pronte. Certamente, il Kenya avrebbe fatto un grande passo avanti nella costruzione di una nazione, rispettando le 42 comunità etniche che ne fanno parte. One country, one nation! Questo è lo slogan che oggi sentiamo ripetere spesso dai media locali. Sicuramente abbiamo perso molto tempo…

Ciò che si percepisce chiaramente in questo momento è una crisi della politica e anche le “negoziazioni di pace” sono imbevute della cultura del presidente-padrone, per cui il supposto vincitore vince tutto!! Sia per Kibaki che per Raila. Ed è assurdo che il messaggio che passa ai cittadini è che 4 comunità etniche politicamente in vantaggio numerico (kikuyu, luo, luhya e kamba) comandino le altre 38 comunità etniche; che la provincia Centrale (del presidente Kibaki) e quella dell’Est (vice-presidente Musyoka) hanno il diritto di comandare sulle altre 6 province, dove però hanno ottenuto molto meno voti del candidato d’opposizione. Anche Raila, che ha rifiutato qualche settimana fa l’eventuale proposta di condividere i poteri esecutivi di Kibaki, dovrebbe ricordare che fu lui stesso a proporre questa suddivisione di poteri nel famoso memorandum 2002, dove lo “sharing of political powers” e la costruzione di coalizioni tra partiti al di là dell’appartenenza a particolari etnie era talmente enfatizzata. Purtroppo molti partiti rappresentano, ancora, solo una o poche comunità etniche.

È tempo di uscire da questo labirinto etnico che non porta a far respirare il Paese a pieni polmoni, proprio perché confinati a una politica partitica molto chiusa ed etnica. È per questo che i keniani hanno bisogno di una nuova costituzione prima di arrivare a eventuali nuove elezioni presidenziali, magari dopo un governo di transizione di uno o due anni. Altrimenti non ci sarà nessun passo in avanti nello scenario politico, economico e sociale del Paese. Se “assumiamo”, al di là della diatriba brogli, che Kibaki abbia ottenuto veramente 4,5 milioni di voti e il concorrente Raila Odinga 4,3 milioni -come annunciato dalla Commissione elettorale keniana- perché non potrebbe esserci l’opzione della condivisione dei poteri? Questa sembra anche la via tracciata, in questi giorni, dai mediatori internazionali Kofi Annan, Graca Machel e Mpaka.

Lo status quo non può continuare. Ci deve essere un cambiamento positivo. Ci sono grossi problemi davanti alla nazione e ai politici: disparità sessuale, terre in mano a pochi ricchi e anche divisa etnicamente, estrema povertà e miseria, disoccupazione giovanile, marginalizzazione di alcune comunità etniche, pochi miliardari in mezzo a milioni di poveri (il 50-60% di keniani vive con meno di un dollaro al giorno), corruzione a tutti i livelli, promozione di interessi militari ed economici stranieri (si noti “l’interesse” che ha la comunità internazionale verso il Kenya) sostenuti da un’élite politica ed economica corrotta, politiche del divide et impera che hanno portato, nel corso degli anni, a questa crisi politica, etnica, sociale ed economica.
In un'eventuale successiva elezione presidenziale del 2012, i keniani dovrebbero rigettare lo status quo simbolo di una politica etnica, di potere e di interessi personali, votando un leader che non sia Kibaki, Raila o Kalonzo Musyoka.

La nascita di una nuova e giovane leadership politica è auspicabile ed è giunto il tempo che anche le Chiese, le varie religioni, la società civile e altre istituzioni si impegnino a formare nuove classi politiche attente alle masse e ai poveri ma soprattutto ai principi e valori del servizio onesto e leale ai propri cittadini, nessuno escluso.

Se le statistiche sono corrette, dicono che l'80 per cento dei keniani sono giovani sotto i 31 anni: come possiamo essere sicuri che i giovani stanno battendosi per difendere gli interessi etnici e non per disperazione, per povertà, marginalizzazione e insicurezza?
È importante mettere nell’agenda dei prossimi anni, a tutti i livelli della società keniana, un lavoro intenso di riconciliazione e interetnicità, focalizzato soprattutto sulle giovani generazioni che hanno già dato prova di “esserci”: nella scuola, nelle chiese, nelle moschee, nelle fabbriche, negli uffici, nella politica, nello sport, nei media e nel governo.

testo tratto da Altreconomia.it

venerdì 25 aprile 2008

The Animals save the planet.


Raccomando a tutti una piccola raccolta di simpaticissimi video, visibili su : http://www.animalssavetheplanet.com/ .
Credo che possano insegnare ai più piccoli e ai meno piccoli, qual'è il giusto stile di vita per un futuro sostenibile facendoli sorridere, ma anche ragionare.
Riciclare, consumare meno, evitare gli sprechi, ed avere uno stile di vita adeguato. Ecco la formula giusta!! Detto così sembrano pallossissimi, ma vi assicuro sono dolcissimi e in più durano pochi secondi...
Lo consiglio quindi a tutte le mamme e i papà che vengono a visitare il mio sito, ma anche ai "bambinoni";-P...
Fateci un salto che vi costa!!

lunedì 21 aprile 2008

La mappa del latte crudo alla spina


Dopo un attento lavoro di catalogazione, la mappa del latte italiano e’ on line. Si chiama MilkMaps e ci trovate gli indirizzi dei distributori alla spina di latte crudo. Il latte crudo (per chi ne apprezza il sapore “vero”) ha il vantaggio di costare meno e di aver inquinato di meno con il trasporto e i processi industriali di pastorizzazione. In media 1 euro a litro.

Su Milkmaps è possibile inviare le proprie segnalazioni per arricchire la mappa che, come potete vedere, segnala molte possibilità di rifornimento nel nord Italia e poche al Sud. I dati sono stati raccolti on line, sia da aziende che pubblicizzavano il proprio distributore sia da segnalazioni tra gli aderenti ai meetup degli amici di Beppe Grillo.

E’ anche possibile richiedere un distributore di latte nella propria città o quartiere. MilkMaps raccoglierà le segnalazioni e le farà avere agli allevatori interessati. Dopotutto l’offerta ha bisogno di una domanda e far sentire i nostri desideri ci rende dei consumatori più attivi e meno proni alle limitate offerte della pubblicità.

Testo tratto da Ecoblog.it

Per gli scettici o i diffidenti vorrei far sapere che la cuginetta della mia ragazza non digeriva il "latte normale" comprato al supermercato ed era costretta a bere il latte di capra, ma dopo aver provato il latte crudo non più avuto problemi di intolleranza alimentari.


E voi siete mai andati presso un distrubutore automatico di latte?? Dite la vostra nell'area commenti.

domenica 20 aprile 2008

Una domanda fuori luogo,e sei MORTO!!

Rieccomi finalmente, confesso che mi è mancato il blog e postare. Ho deciso di tornare a farmi sentire con una notizia che mi ha fatto rabbrividire, basti pensare che non è ancora in carica e già si dà da fare lo psiconano...

PORTO ROTONDO (Olbia) - Ci sono stati anche momenti di ilarità e di imbarazzo nella conferenza stampa congiunta di Silvio Berlusconi e Vladimir Putin al termine del loro faccia a faccia informale a Villa Certosa, residenza estiva del Cavaliere. La cornice già poco istituzionale è andata in frantumi alla prima domanda rivolta da una cronista russa a Putin sulla sua vita privata e in particolare su una sua nuova relazione con una ex modella, già oggetto di attenzioni da parte del gossip internazionale. Nella sala per qualche istante è calato il gelo.

Putin è apparso per alcuni attimi un po' a disagio e come prima
reazione ha avuto un accenno ad arrossire (solo in un secondo tempo ha risposto chiedendo maggiore rispetto per la propria vita privata). Il suo amico Berlusconi non si è lasciato sfuggire l’occasione per cercare di sdrammatizzare e lo ha fatto sorridendo e mimando l'atto di puntare un fucile o un mitra all’indirizzo della giornalista che aveva rivolto l'«impertinente» domanda.

«FACCIAMO CAMBIO?»- La cosa avrebbe potuto anche finire lì, se non fosse che del gesto si è riparlato anche al termine della conferenza stampa. I due leader, circondati da decine di telecamere e di giornalisti, sono tornati sulla vicenda. In particolare Silvio Berlusconi, rivolgendosi alla giovane minuta cronista ha detto: «L'aspettiamo da noi la prossima volta».

Quindi dopo aver presentato uno ad uno i giornalisti italiani presenti al leader russo gli ha indicato un noto «retroscenista» italiano dicendogli: «Tu ma lasci questa giornalista e io ti mando lui». Ma la vicenda è continuata anche più tardi perchè la cronista russa ha attirato l'attenzione dei cronisti che hanno notato i suoi occhi lucidi trovandola visibilmente scossa.

E a chi gli chiedeva del suo stato d'animo, ha spiegato: «Ho visto il gesto di Berlusconi ma so che il vostro presidente è abituato agli scherzi. Non avrà alcuna conseguenza». Sembra invece che a turbarla sia stato uno sguardo fulminante del capo del Cremlino, che evidentemente non aveva gradito la domanda. La cronista è stata poi confortata da un addetto all'informazione del governo russo che ha assicurato a lei e ai giornalisti italiani che il monito di Putin a non mettere il naso nelle sue faccende private «non era rivolto a lei personalmente ma alla stampa in genere».

BONAIUTI: CASO CHE NON C'E' - Anche il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, è intervenuto sulla vicenda definendo la mossa del Cavaliere «un gesto scherzoso è un gesto scherzoso e niente più, anzi apprezzabile se teso ad alleggerire i tempi tecnici e noiosi di una lunga traduzione dal russo». «Ci dispiace - ha poi aggiunto - che ancora una volta certe agenzie di stampa - conclude - abbiamo forzato i toni per creare un caso che non c'è, all'interno di una conferenza stampa distesa e cordiale come il vertice che l'ha preceduta».

Testo tratto da Corrieredellasera.it

Certo che ha rileggere questo testo sembra che sia stato tutto uno scherzo!! E questo è il giornale più venduto in Italia!! Che pena, chemi fanno certi giornalisti. Nessuno che si è indignato o che ha mostrato un minimo di palle di fronte ad una cosa come questa, provate a pensare se lo facesse Bush cosa si scatenerebbe a livello mondiale...

Oltre ad infarcire la notiziola il giornalista del corriere si è dimentico di dire è che in Russia sono morti negli ultimi 10 anni più di 200 giornalisti e che non sono mai stati ritrovati i colpevoli. Se vi armate di calcolatrice vuol dire che una settimana si e una no muore un giornalista in Russia!!

Sapete che forse il giorno stesso che è avvenuto questo "simpatico evento" tutti i telegiornali nazionali hanno clissato bellamente la notizia, Tg3 compreso.

Signori il regno del Terrore è tornato!!