sabato 29 novembre 2008

Sapete cose il il Cohousing??

Sapete cos’è il Co-Housing? E’ un villaggio di abitazioni che decidono di condividere uno stile di vita comune, con lo scopo di creare una società ideale, in cui tutti vivono felici ed in ottimi rapporti con il proprio vicinato!

Chi non ha mai desiderato di vivere accanto al vicino perfetto e di poter lasciare i propri bimbi liberi di scorazzare in giro senza alcuna preoccupazione? Con il Co-housing avete trovato la soluzione ideale per vivere in modo sostenibile e divertente!

Nato in Danimarca, in un quartiere della periferia di Copenhaghen, dove nel ‘72 ventisette famiglie decisero di condividere insieme un vecchio stabile, oggi l’esperienza di Co-Housing conta centinaia di esperienze che consentono a migliaia di persone di vivere una vita meno individualistica e più sociale, meno consumistica e più creativa, meno costosa e più adatta alla serenità dei bambini, dei genitori, ed anche delle persone anziane o dei portatori di handicap. Necessità che emergono sempre di più ai nostri giorni, in cui non rivolgiamo la parola neanche al nostro vicino di casa!

Ma il Co-housing è davvero la soluzione perfetta? Vediamo un po’ quali sono i vantaggi...
1) Sicuramente risparmio di tempo e denaro da una parte, e arricchimento di socialità dall’altra. Un esempio su tutti le cene in comune, che non solo aumentano la socializzazione, ma allo stesso tempo riducono notevolmente il costo del pasto. (E anche di tempo, visto che, in alcuni co-housing, gli adulti cucinano soltanto 3 o 4 volte al mese grazie ai turni programmati!)
Secondo alcune valutazioni svolte in alcune città del Nord Europa, un’abitazione di 100 mq, realizzata secondo i principi della bioedilizia e collocata in aree urbane non particolarmente esclusive, viene a costare in media circa 120mila euro. Prezzo comprensivo anche degli spazi comuni e di una rete sociale che non ha valore! Alla riduzione del costo dell’abitazione, va poi aggiunto il risparmio derivante dalla contrazione delle spese quotidiane relative al consumo di beni e servizi, come per esempio la condivisione degli attrezzi per fare giardinaggio, i costi per la manutenzione e le pulizie, quelli per la gestione della cucina, e in alcuni casi anche i costi delle vacanze, organizzando per esempio scambi di vetture.
2) Un’altra ricchezza legata al vivere insieme del Co-housing è lo stimolo a praticare attività insieme ai vicini, dal trekking all’imparare una nuova lingua o uno strumento, tutte cose che molto probabilmente non si sarebbero mai fatte abitando in un anonimo condomino, dove nessuno conosce il proprio vicino.
3) Altro punto di forza è l’educazione dei bambini: grazie alla maggiore ricchezza di relazioni sociali, i bambini sono più stimolati a sviluppare la propria creatività in collaborazione con gli altri, aumentano la loro autostima e la capacità di comunicazione con gli adulti.
4) Anche adulti si giovano della maggiore socialità. Le frequenti riunioni, necessarie per gestire gli spazi comuni e le varie tematiche, sono tutte occasioni per imparare a riflettere e a confrontarsi con gli altri e in definitiva per conoscersi meglio.

Indubbiamente tanti vantaggi... ma diamo un’occhiata anche agli svantaggi: il Co-housing ci mette di fronte alla necessità di confrontarsi con le esigenze e i bisogni di altri e soprattutto imparare a prendere decisioni in gruppo.
Le statistiche dicono che solo il 10% delle famiglie supera la fase decisionale iniziale, e di esse solo un numero ancora inferiore finirà per vivere nel Co-housing!
Beh, che dire, il numero non ci stupisce, in effetti siamo spesso anche noi i vicini che non salutano o che si lamentano sempre alle riunioni di condominio.
L’unica vera regola è che, per funzionare, il Co-Housing deve essere ideato da chi decide poi di viverci. I residenti devono organizzare e progettare loro stessi lo spazio fin dall’inizio. Poi c’è il “rodaggio”, un periodo fondamentale, in cui si determina l’identità del gruppo. Durante la fase preliminare, i futuri cohousers si conoscono, imparano a confrontarsi, a riconoscere i punti deboli e quelli di forza di ognuno e soprattutto impareranno a prendere le decisione secondo il metodo del consenso. Lo scopo è quello di imparare a gestire i problemi e i conflitti inevitabili in ogni gruppo.

Il Co-Housing è anche in Italia!
A Milano, l’agenzia per l’innovazione sociale Innosense e il dipartimento Indaco della Facoltà di Industrial Design del Politecnico hanno lanciato il sito cohousing.it , per verificare la possibilità di realizzare nel capoluogo lombardo esperienze di condomini dotati di strutture comuni (l’appartamento degli ospiti, il giardino, la palestra, la lavanderia, e la cucina per le cene in compagnia). E quando le cose sono buone, si diffonde subito la notizia, ed è così che nasce Cohabitando . Provare per credere!

Giulia Bruno

lunedì 24 novembre 2008

Volontariato Internazionale - Terre e Libertà

Vorrei parlarvi meglio della vacanza che ho deciso di intraprendere questa estate. E' stata un'esperienza molto intensa ed impegnativa, mi ha permesso di condividere molte emozioni con persone che solo 20 giorni prima erano perfetti estranei...
Ritengo però troppo limitativo parlarvene in 20 righe in un post, quindi ho deciso di farne una sorta di romanzo di appendice, parlarne poco per volta senza tralasciare nulla.

Partiamo dall'associazione con cui sono partito e del progetto a cui ho deciso di prendere parte.

Terre e Libertà è un Organizzazio Non Gorvernativa (ONG) che fa capo ad IPSIA,
Istituto Pace Sviluppo Innovazione ACLI, nata nel 1984 elle ACLI ed è attualmente composta da 17 sedi locali in Italia e 3 sedi locali all’estero (Kosovo, Brasile e Argentina).
Dal 2005 IPSIA ha scelto di identificarsi come Associazione di promozione di Cooperazione Comunitaria allo Sviluppo per sottolineare l’identità associativa, per porre l’accento sulla promozione di relazioni, di co-operazione e di cambiamento e non sulla semplice realizzazione di progetti e per collocarsi all’interno del panorama della società civile italiana e internazionale.

Cosa "fa" il volontario insieme a Terre e Libertà

“Ognuno crede che il mondo sia come quello che vede affacciandosi dal proprio balcone” dice un proverbio bosniaco.Per questo IPSIA promuove occasioni di volontariato internazionale come occasioni per “affacciarsi ad altri balconi” e quindi come occasione privilegiata e intensiva di educazione alle relazioni giuste.
Rientrano in questo ambito i settori di turismo responsabile, viaggi di conoscenza, campi di lavoro e di animazione, stage, servizio civile internazionale. Per questo per IPSIA la proposta di Terre e Libertà è fortemente legata ai progetti di cooperazione che IPSIA sostiene in loco ed ha tra i suoi obiettivi la conoscenza del contesto locale la costruzione di relazione con i partner locali e con gli attori direttamente coinvolti. Terre e Libertà nello specifico è una proposta di volontariato internazionale che ha alla base l’idea di un’esperienza di vita comunitaria e di azione volontaria che unisce persone di diversa provenienza, estrazione, cultura e religione intorno ad una esperienza comune. Vuole essere una opportunità, attraverso l’animazione giovanile e la condivisione del lavoro, di formazione alla cittadinanza attiva e responsabile, all’interdipendenza e alla solidarietà. E’ adatta a tutti coloro che desiderano approfondire le tematiche del conflitto e/o dello sviluppo e della cooperazione e vivere una prima e breve esperienza in uno dei Paesi in cui IPSIA è presente. Si rivolge in modo particolare a giovani interessati a sperimentarsi, a cambiare, a conoscere realtà diverse e ad impegnarsi, con l’idea che la partecipazione di ognuno è in grado di incidere nel cambiare questo mondo in meglio. Il volontario è quindi parte attiva della cooperazione comunitaria diventando attore e soggetto in grado di stimolare ed animare la relazione tra due comunità locali: quella italiana di partenza e quella locale di attività estiva. E' per questo IPSIA propone a tutti i volontari rientrati dall’esperienza estiva di provare a trovare i modi e le occasioni per porsi come soggetti di iniziative di sensibilizzazione sui propri territori in Italia sui temi dei diritti, dello sviluppo equo e solidale, della pace e della promozione di una visione più ampia e approfondita dei territori dove si è svolta l’esperienza estiva.

Testo tratto da Terre e Libertà


domenica 23 novembre 2008

Zoes, il primo social network Equo e Solidale!!

Zoes, nelle intenzioni dei suoi creatori, dovrebbe diventare il social network di riferimento per persone, gruppi, associazioni, enti ed imprese che hanno a cuore l’economia solidale, l’ambiente e la sostenibilità. Detto più semplicemente, le persone che cercano sul loro territorio aziende biologiche, gruppi di acquisto, così come eventi, campagne, organizzazioni su ambiente ed altro, oltre ad esempi di buone pratiche potranno trovarli facilmente grazie a ZOES. E ci sarà pure una piattaforma di e-commerce, che permetterà di avvicinare produttori e consumatori.

I soggetti economici potranno partecipare al profetto ZOES solo se segnalati da altri membri e dalle organizzazioni di riferimento nei vari settori, ed in seguito presentare il proprio lavoro indicando elementi come la relazione con il loro territorio e l’impatto ambientale. Una volta inseriti, dovranno sostenere il giudizio degli utenti registrati al sito che hanno utilizzato i loro servizi e prodotti. Un sistema complesso che dovrebbe rappresentare una garanzia per ZOES ed i suoi finanziatori: la Fondazione culturale responsabilità etica e Fondazione sistema toscana.

Tratto da Ecoblog.it

Ecco ritornato a parlare del tema che preferisco, il commercio equo e solidale, che ve ne pare questa iniziativa?? Prenderà piede??

Ebay si lancia nel mercato equo solidale... e lo rende globale!

Ebay lancia un sito d’aste di soli prodotti equo solidali, e c’è già chi parla di importante svolta per questo tipo di commercio. Che piace, ma fatica a farsi strada sul mercato globale. Vediamo come e perché le cose potrebbero cambiare.

Ebay, il più grande sito di aste online al mondo, si lancia nel mercato dell’equo solidale. La notizia, passata un po’ in sordina in Italia, è invece di notevole interesse per tutti i convinti sostenitori di questo tipo di commercio, che negli ultimi anni è lentamento uscito dalle botteghe specializzate per fare capolino nella grande distribuzione e nei negozi al dettaglio. E ora si affaccia anche sul web: occasione ghiotta, soprattutto alla luce delle potenzialità offerte da un colosso come Ebay, leader del commercio elettronico che ogni giorno registra l’accesso di milioni di utenti.

Si chiama WorldofGood – letteralmente: “mondo di bene” – la nuova avventura di Ebay Inc.. Nasce dalla partnership tra il sito d’aste e la World of Good Inc., una società nata con l’obiettivo di cambiare il mondo del commercio tramite un sistema in grado di alleviare la povertà e far del bene all’ambiente, agendo sul mercato globale in qualità di intermediario tra produttori e consumatori. Tra gli intenti principali della società c’è stato sin dall’inizio quello di cercare di conquistare il mercato globale: proprio così, proprio come il modello capitalistico chiede (o impone). Poco fair come filosofia? Nient’affatto, secondo la società. Che crede fermamente che per uscire da questa situazione di profonda sperequazione economica e sociale tra Nord e Sud del mondo ci sia bisogno di una sola cosa: farsi vedere, farsi conoscere.

Quale medium migliore di Ebay, quindi? Il colosso d’aste online negli ultimi anni è cresciuto a dismisura, sia in termini di utenti sia di fatturato. Ma l’interesse è reciproco, perché anche Ebay ha fiutato l’affare, che oltretutto porta in dono – dettaglio non trascurabile – anche un’ “aura green” che male non fa, di questi tempi.
Ma vediamo nel dettaglio come funziona WorldofGood.com, soprattutto perché il sito per ora è disponibile solo nella versione americana (ma, c’è da scommetterlo, prima o poi arriveranno le diverse versioni nazionali) e la comprensione dei suoi meccanismi non è immediata.

Innanzitutto chiariamo l’aspetto più importante: tutti i prodotti, i produttori e i venditori sono certificati da organismi internazionali che ne assicurano la coerenza ai criteri del commercio equo e solidale. Insomma, abbiamo così la certezza che facciano parte della cosiddetta categoria dei consumi consapevoli, o responsabili. Di ogni prodotto è possibile conoscere “vita, morte e miracoli”: chi l’ha prodotto, dove, come, qual è stato il suo impatto sulla comunità o sull’ambiente.
Questo è forse l’aspetto più interessante: il sito permette all’acquirente di sapere se l’oggetto che acquista ha un impatto positivo (“goodprint” il termine utilizzato) sulla comunità, sull’ambiente, sugli animali o a favore di una specifica causa. All’interno di queste quattro macrocategorie esistono ulteriori specificazioni, di modo che alla fine è possibile per l’acquirente scegliere un oggetto proprio perché, ad esempio, una percentuale del ricavato della vendita andrà a favore di un’associazione che tutela il lavoro artigianale, o perché favorisce il potenziamento economico di una piccola comunità africana, o ancora perché per produrlo si è utilizzata solo fonti di energia rinnovabili, o perché è un prodotto vegano.
Ultimo non trascurabile dettaglio: le vendite avvengono tramite aste a prezzo fisso, e gli oggetti presenti su WorldofGood vengono visualizzati anche nelle ricerche del "tradizionale" Ebay.com.

A pensarci bene è una bella rivoluzione: il commercio globale, su larga scala, si apre al locale, all’iper-specializzazione, le merci non sono più anonime ma al contrario hanno una ben precisa identità e l’acquirente le cerca proprio in virtù del fatto che può conoscerne la storia. Il prezzo non è più la prima ragione d’acquisto: già questo è un bel cambiamento di prospettiva...
Ma di rivoluzione – almeno ideologica – si tratta anche per il commercio equo solidale, abituato a vivere e proliferare nei suoi piccoli spazi, ben delimitati, e a configurarsi come una scelta alternativa. Il ribaltamento della visuale cui aspira World Of Good Inc. (e in parte anche Ebay, di cui però non vanno sottovalutate le motivazioni puramente commerciali) punta a trasformare quell’alternativo in comune, globale, massificato. A far sì che entrare nel merito dell’identità di un prodotto, conoscerne la storia e l’impatto sull’ecosistema, diventi la prassi comune e non l’eccezione.

E per restare ottimisti concludiamo con la notizia dell’imminente iniziativa organizzata da Fair Trade Italia, “Io faccio la spesa giusta”, settimana di promozione del commercio equo e solidale, che dal 18 al 26 ottobre inviterà i consumatori a entrare in oltre 3000 punti vendita aderenti per scoprire i prodotti di questo circuito, partecipare a incontri e reading a tema presso le Librerie Feltrinelli, conoscere l’attività di Legambiente e Banca popolare Etica. L’elenco degli eventi e tutte le altre informazioni si possono trovare sul sito dell’associazione nella sezione dedicata alla manifestazione.
E intanto, se la curiosità prende il sopravvento, potete entrare in una delle 350 Botteghe del Mondo presenti sul territorio italiano (i negozi che vendono esclusivamente prodotti del commercio equo e solidale: l’elenco lo trovate a questo indirizzo) o in uno dei super o ipermercati che distribuiscono prodotti del commercio equo (tra i principali: Auchan, Coop, Lidl, GS, DiperDì, Sma, PAM, ma li potete trovare anche in alcuni negozi di prodotti biologici e dettaglianti) e acquistare qualche prodotto “col bollino”. E magari riscoprire qualche sapore dimenticato.

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