venerdì 9 novembre 2007

L'estremo oltraggio

lettera di Marco Travaglio a Enzo Biagi, pubblicata dall'unità

Caro Enzo,

non vorrei disturbare il tuo secondo gior­no di Paradiso, anche perché ti immagino lì af­facciato sulla nuvoletta in compagnia delle tue adorate Lucia e Anna e dei tuoi amici Montanelli e Afeltra.

Ma, se vuoi farti qualche sana risata, dai un'oc­chiata a quel che sta accadendo in Italia intor­no alla tua bara, perché ne vale la pena. Berlu­sconi è fuori concorso: ieri ha ringraziato l'Uni­tà per aver riportato il testo dell'editto bulgaro in cui ti dava del “criminoso” e ordinava ai suoi servi furbi di cacciarti dalla Rai. “L'Unità - ha detto - finalmente mi ha reso giustizia”. Dal che puoi dedurre quale sia il suo concetto di giustizia. Poi ha rivelato che l'editto bulga­ro non c'è mai stato.

Ma, a parte il Cavaliere che ormai appartiene all'astrattismo, o al futurismo, ci sono tanti colleghi che, appena saputo della tua morte, han ritrovato la favella sul tuo conto, dopo un lungo silenzio durato sei anni, e han cominciato a parlare a tuo nome.

Marcello Sorgi - chi non muore si rivede - ha scritto sulla Stampa che “il maggior dolore di Biagi, nel 2002, all'epoca dell'editto” bulgaro, non fu l'editto bulgaro medesimo, ma “il ritrovarsi nel calderone berlusconiano dei reietti insieme con Santoro, Freccero, comici come Luttazzi e la Guzzanti e così via”. Gentaglia, insomma.

Non ricorda, il poveruomo, che tu eri orgoglioso di quella compagnia, come hai ripetuto mille volte nei tuoi ultimi libri e nelle tue dichiarazioni, al punto di farti intervistare per due ore da Sabina per il film “
Viva Zapatero” e di intervistare Luttazzi all'inizio della tua ultima avventura televisiva.

Poi ci sono Feltri e Cervi, che approfittano della tua dipartita per dire che in fondo, tra te e il Cavaliere, è finita pari e patta. “Biagi l'ha fatta pagare ai suoi detrattori e loro l'hanno fatta pagare a lui”, anzi “Biagi e Berlusconi si somigliano”. Cervi, sul Giornale che ti ha insultato per sei anni di fila raccontando che te n'eri andato volontariamente dalla Rai per intascare una congrua liquidazione, riconosce spericolatamente che “Berlusconi ha sbagliato”, ma pure “Biagi aveva ecceduto”: uno a uno, palla al centro.

Anche il nostro amico Michele Brambilla, purtroppo, scambia le cause con gli effetti, non distingue il lupo dall'agnello e domanda a chi osa rammentare chi e come ti ha rovinato gli ultimi sei anni di vita: “Ma perché tutto questo rancore?”. Parla addirittura di “uso politico della morte”, come se non fosse proprio chi ti ha voluto e fatto tanto male a usare la tua morte per minimizzare l'accaduto o addirittura negarlo o comunque raccontarlo a modo suo, profittando del fatto che non puoi più smentire certe frottole.

Brambilla cita una frase di Paolo Mieli: “Non credo che Enzo avrebbe voluto essere ricordato per quell'episodio”.
Strano: ci avevi dedicato gli ultimi tre libri (l'ultimo, scritto con Loris Mazzetti, s'intitola “Quello che non si doveva dire”) e ne parlavi sempre come della peggiore violenza che tu avessi mai subito nella tua vita, peggio di quella della Dc che ti silurò dal tg Rai nei primi anni 60 e di quella di “Artiglio” Monti che ti cacciò dal Resto del Carlino.

Così il diktat bulgaro viene ridotto a incidente di percorso, a sfogo momentaneo, peraltro giustificato dalle tue “esagerazioni” (avevi financo intervistato Montanelli e Benigni). E nessuno ricorda che ancora un anno fa l'amico Silvio, quello che ti stimava tanto, non contento di averti fatto licenziare dalla Rai, chiese di farti fuori anche dal Corriere: “È una vergogna che un giornale come il Corriere della Sera ospiti i rancori di un vecchio rancoroso che ce l'ha con me” (Ansa, 21 maggio 2006).

Per fortuna è rimasto in vita qualche tuo vecchio amico di buona memoria, come Sergio Zavoli, che ha ricordato come la tua “prova più ardua e iniqua” sia stata proprio l'editto bulgaro. Ma è uno dei pochi. Era già accaduto al vecchio Indro, anche lui come te troppo generoso per aggiungere al testamento la lista delle persone che non avrebbe voluto alle sue esequie (lui però, forse presagendo l'affollamento di coccodrilli e paraculi attorno al feretro, diede disposizione di non celebrare alcun funerale).

Prima di salutarti, caro Enzo, ti segnalo un'ultima delizia: Johnny Raiotta, quello del Kansas City, ha chiuso lo speciale Tg1 a te dedicato con queste parole: “Biagi fu cacciato dal tg dopo pochi mesi, io al Tg1 sono durato già il doppio. In qualche modo, l'Italia migliora...”. Che vuoi farci, è l'evoluzione della specie.

Marco Travaglio

7 commenti:

Mercurio ha detto...

Sintonizzatevi su La7 alle 23,30 ogni
sabato e giovedì: in tv è tornato luttazzi dal suo esilio!

vittorio ha detto...

sono incredulo per la cazzata di riotta

daniele.ibook ha detto...

complimenti, hai un bellissimo blog!

giovanna ha detto...

Bravo Taz, mi è paciuto questo omaggio a Biagi.

Taz ha detto...

grazie a tutti per i complimenti...

Anonimo ha detto...

questa lettera è bellissima! ^_^

Taz ha detto...

sono contento che questa lettera sia piaciuta a molti... :-)!!