martedì 18 settembre 2007

Risposta di Amnesty a Bagnasco!

Ho deciso, insieme a Chiara, di riportare qui sotto la risposta di Amensty International, alle accuse mosse da Monsinor Bagnasco. Il quale ha parlato ieri 17 settembre 2007 di Mafia, Camorra e Amnesty International.
Infatti sembra che il presidente della CEI non riesca a distinguere delle "Associazione organizzate per delinquere" dalle "Associazione Umanitarie".
Si sa che lo scopo è il medesimo aiutare il prossimo!!

Bagnasco Vergognati!!

Ecco quindi la risposta!!

LETTERA APERTA DI PAOLO POBBIATI, PRESIDENTE DI AMNESTY
INTERNATIONAL ITALIA, AL PRESIDENTE DELLA CEI, ANGELO BAGNASCO.

"MAI DETTOCHE L'ABORTO E' UN DIRITTO UMANO, DIFENDIAMO LE DONNE CHE HANNO SUBITOVIOLENZA SESSUALE. MAI RICEVUTI NE' SOLLECITATI FINANZIAMENTI DALLA SANTA SEDE."


"Eminenza,

ieri, in occasione dell'apertura dei lavori del Consiglio
episcopale, Ella ha voluto commentare la politica adottata da Amnesty
International, lo scorso mese di agosto, su alcuni specifici aspetti
riguardanti l'aborto.

A questo proposito mi permetto di fare alcune considerazioni.
Nonostante le numerose precisazioni e smentite che siamo stati costretti a
fare nell'ultimo mese (e che, peraltro, il quotidiano "Avvenire" ha
rifiutato di pubblicare, in spregio al diritto di replica), Ella ha
attribuito ad Amnesty International un'affermazione mai fatta: che
l'aborto sia stato da noi considerato un diritto umano.

Ieri, Ella ha voluto indicare Amnesty International tra i
responsabili di una crisi morale del nostro paese, per il semplice fatto
che la nostra associazione, dopo tre anni di ricerca e di missioni in
paesi in cui la violenza sulle donne è tanto diffusa ed endemica quanto
impunita, ha voluto prendere le difese delle migliaia e migliaia di donne
che ogni anno subiscono stupri (sulle nostre strade, durante le guerre
così come nei tanti Darfur che hanno luogo tra le mura domestiche) e delle
migliaia e migliaia di donne che vanno in carcere o rischiano la pena di
morte per aver cercato di interrompere una gravidanza a seguito di
violenza sessuale o perché essa mette a rischio la loro vita o quella del
nascituro. Donne derise e umiliate, cui viene negata giustizia, che vedono
i loro stupratori girare impuniti, davanti al portone di casa o a un campo
profughi.

I resoconti delle nostre missioni in Darfur sono pieni di
testimonianze di donne che ci raccontano che preferiscono uscire loro
dalle tende, perché se lo fanno gli uomini verranno uccisi dalle squadre
della morte sudanesi, mentre loro, le donne, verranno 'solo' stuprate. In
situazioni di guerra, lo stupro è diventato una vera e propria arma di
distruzione di massa. Nell'ex Jugoslavia, in Ruanda e in Darfur sono
tantissime le donne che sono state violentate sistematicamente perché
partorissero un 'figlio del nemico'.

Alla violenza devastante dello stupro, queste donne devono
aggiungere quella che poi ricevono dalla comunità di origine, che spesso
le considera impure o addirittura responsabili di ciò che hanno subito.
Vengono isolate, allontanate, picchiate e talora uccise.

In tali condizioni, quali argomenti si possono imporre a una donna
che sceglie di non portare avanti una gravidanza frutto di violenza,
magari subita da quegli stessi uomini che un attimo prima hanno
massacrato, davanti ai suoi occhi, il marito e i figli?

Quella che Le ho descritto è la realtà che molte missioni di
ricerca di Amnesty International hanno conosciuto, nel corso della nostra
campagna 'Mai più violenza sulle donne'. Una realtà che ha portato due
milioni di soci a scegliere di prendere una posizione. Amnesty
International non auspica, non chiede che una donna violentata abortisca,
ma se decide di farlo, vogliamo che non sia obbligata a rischiare la
propria salute. Chiediamo, inoltre, che non finisca in prigione per aver
preso quella decisione.

Amnesty International ha deciso di profondere il massimo impegno
per eliminare le condizioni che favoriscono la violenza sessuale nei
confronti di centinaia di migliaia di donne ogni anno. Come abbiamo
ribadito anche nel corso del nostro Consiglio internazionale, svoltosi ad
agosto in Messico, Amnesty International lavorerà per contrastare tutti
quei fattori che favoriscono gravidanze indesiderate o che contribuiscono
a portare una donna a scegliere di abortire.

Questo è il cuore della posizione di Amnesty International, che
però non trova menzione nelle Sue parole di ieri né nelle precedenti
dichiarazioni di altri autorevolissimi esponenti della Chiesa Cattolica.

Infine, Le sarà probabilmente noto che Amnesty International non ha mai
ricevuto, poiché a norma del suo Statuto non potrebbe mai sollecitarli né
accettarli, finanziamenti dalla Santa Sede. La 'sospensione' di tali
finanziamenti è tuttavia riportata oggi da alcuni organi di stampa, nel
contesto delle critiche che Ella ha rivolto alla nostra associazione.

Nel massimo rispetto per il Suo ruolo e per la Sua persona, Le
chiedo la disponibilità a lavorare insieme ad Amnesty International perché
si pongano in essere tutte le misure necessarie, legislative ma anche di
educazione e informazione sulla salute sessuale e riproduttiva, affinché
si riducano al massimo i rischi di gravidanze indesiderate e, di
conseguenza, si riduca l'incidenza del ricorso all'aborto.

Mi auguro, Eminenza, di ricevere una Sua cortese risposta.

Con i miei più deferenti saluti"

Paolo Pobbiati
Presidente della Sezione Italiana
di Amnesty International
Roma, 18 settembre 2007

4 commenti:

Mercurio ha detto...

Devo dire che, ultimamente, non seguo le notizie riportate dalla televisione o dai giornali, in quanto penso che la maggior parte di questi organi di informazione siano reticenti sulle notizie, e che manchino di particolari. Perciò questo articolo mi risulta inedito.
Certo è che, se i rappresentanti italiani di Amnesty non hanno esagerato, e tutte le accuse da cui si difendono sono state realmente mosse, allora la conclusione è una sola: il corpo episcopale non tiene in considerazione le donne.

Taz ha detto...

Mercurio, per dirtelo in 2 righe...
Ma vaaaa!!!!!!

Mary ha detto...

bagnasco deve solo vergognarsi è un poveraccio. brave!!!

Taz ha detto...

Quello che vorrei vedere prima di morire è : vedere una Suora che si ribella al sistema della Chiesa.
Vedere una donna all'interno del sistema accusarlo e condannarne le misure maschiliste e misogine!!
Forse sto solo sognando...